Lo Yin Shiatsu è ancora relativamente poco conosciuto in Europa, ma sta cominciando a farsi un nome. All’origine di questo nome c’è un uomo : Nobuyuki Takeuchi Sensei. Si può facilmente pensare a lui come a un samurai dei tempi moderni, intransigente nel comportamento, nell’impegno e nello studio, valori che applica prima di tutto a se stesso. Ma quello che dice in questa intervista risuonerà vero per tutti i praticanti che si stanno applicando sulla Via dello Shiatsu. Un incontro con un maestro, da tutti i punti di vista.
Ivan Bel : Buongiorno Sensei. Grazie per aver accettato il nostro invito per questa intervista. Da quale regione del Giappone e da quale ambiente proviene?
Nobuyuki Takeuchi: Sono nato nella prefettura di Fukushima, in un posto chiamato Yoshimaruyama. Sono cresciuto in una famiglia di contadini ed ero il più giovane di tre figli.
In quale momento della sua vita ha iniziato ad interessarsi alle arti terapeutiche?
E’ stato quando avevo circa 18 anni. A quel tempo avevo iniziato a studiare le arti taoiste, in particolare il pensiero di Lao-Tse e di Tchouang-Tse.
E’ stato introdotto alla farmacopea, alla medicina Kanpo e all’agopuntura? Che ricordi ha di quegli anni di apprendimento?
Fu durante quel periodo che iniziai a studiare con mio zio. Era una persona meravigliosa. Tuttavia, il m,io interesse verso il pensiero taoista mi ha portato a re-interpretare lo Shiatsu così come esisteva.
Per sviluppare il mio Ki per la diagnosi e il trattamento dei pazienti, digiunavo due giorni alla settimana e praticavo quotidianamente lo zazen. Mi sono anche dedicato al “Fukukihō” (服気法)[i], una delle tre tecniche di respirazione del Qi Gong. Da allora e per 30 anni, ho continuato questa routine quotidianamente.
Lei ha fondato la clinica “Akahigedo”, che si traduce come “Casa di Barbarossa”, nel 1978. È in riferimento al film di Akira Kurosawa del 1965 Barbarossa[ii] ? In che modo lo ha ispirato questo personaggio?
Il personaggio di “Barbarossa” è un medico del periodo Edo realmente esistito[iii], una sorta di Robin Hood nostrano. È soprattutto il suo atteggiamento, il suo stato d’animo che mi ha ispirato. La sofferenza del paziente, se non viene curata, diventa la mia stessa sofferenza. Quindi devo lavorare su me stesso, attraverso la pratica del digiuno per esempio, e la mia determinazione per essere in grado di affrontarla. Questa è la Via del Bushido.
In quale anno ha creato il suo stile chiamato “Yin Shiatsu”? Quali sono le particolarità del suo metodo che lo differenziano da altri stili esistenti?
All’età di 29 anni, in questo contesto, ho preso la decisione che se entro un anno non fossi riuscito a realizzare la mia Via attraverso la realizzazione di una tecnica efficace, tanto valeva suicidarsi come fece lo scrittore Mishima[iv]. Questa estrema determinazione mi ha portato a fondare lo Yin Shiatsu per come esiste oggi. Ho formalizzato un approccio diverso dallo Shiatsu che esisteva in Giappone a quel tempo, adattando in particolare il trattamento attraverso punti distali, senza toccare direttamente le zone interessate, o collegando le zone del corpo attraverso la loro somiglianza nella forma.
Per molti anni ha fatto delle ricerche che hanno portato a una teoria interessante: la relazione triangolare. Potrebbe per favore spiegarcela?
Secondo me, le origini dello Shiatsu sono molto antiche, molto prima dell’era cristiana. La teoria della relazione triangolare, che è la base dello Yin Shiatsu, mi è venuta come ispirazione dalle pratiche regolari di digiuno e purificazione all’aria aperta di cui ho parlato. Questa intuizione mi ha portato a rivedere la preesistente teoria dei meridiani. Questo è stato molto stimolante per me, perché niente di tutto questo era menzionato nei testi fondatori come lo Huangdi Nei Jing per esempio. Se volete saperne di più, vi invito a mettervi in contatto con Mehdi e Misako[v] che vivono a Strasburgo e che hanno beneficiato del mio insegnamento. E avrete anche l’opportunità di approfondire l’argomento se verrò in Francia o se verrete voi stessi a Tokyo.
Qual è il suo concetto di malattia?
Il mio concetto di malattia viene dal pensiero buddista “In Ga Ron” (因果論). Questa è la “Legge di causalità” o “Legge di causa ed effetto”, la nozione di Karma può essere alla fine una sua semplificazione. Con questo voglio dire che una causa porta ad un effetto, ma in questo meccanismo entra in gioco l'”En” (縁). “En” può essere tradotto come fato/destino, come caso/opportunità. “En” è anche il posto giusto al momento giusto con la persona giusta. Nel contesto attuale, è più una questione di scelta dell’individuo di fronte alle opportunità che gli vengono offerte e che coglierà o meno.
Inoltre, la stessa riflessione può essere applicata alla malattia. Quando appare un sintomo, è importante identificarne la causa, la fonte del problema. Tuttavia, è anche essenziale discernere le scelte di vita che hanno portato una persona a uno squilibrio e le scelte che le permetteranno di ritrovare il giusto equilibrio.
Per esempio, e semplificando, se un paziente è a rischio di obesità, è possibile che abbia una predisposizione genetica al sovrappeso. La scelta del paziente per deviare quella che sembra essere un destino inevitabile sarebbe quella di evitare la sovralimentazione e di fare attenzione a mangiare meglio.
Si possono trovare tanti altri esempi di questo tipo.
Per dirla in un altro modo, nel corso del trattamento, ci concentriamo spesso sulle cause e sui loro effetti sintomatici. Ma poche persone cercheranno di affrontare le azioni, le motivazioni e i “pensieri negativi” del paziente. Agire sul proprio comportamento e sulle proprie scelte di vita è la chiave, la leva per cambiare il proprio destino.
Per comprendere questo principio di “En”, dobbiamo essere consapevoli dell’esistenza del nostro libero arbitrio (自由意志)[vi]. Con questo voglio dire che possiamo scegliere noi stessi, con il nostro cuore, la nostra coscienza, ciò che è buono o cattivo, giusto o sbagliato, positivo o negativo per noi.
Il suo trattamento è multidisciplinare: agopuntura, Shiatsu, piante medicinali, ecc. Perché questa scelta quando la maggior parte degli agopuntori, per esempio, usa solo aghi?
Molti pazienti arrivano ogni giorno con varie patologie: depressione, tumori, eczema atopico, asma, malattie ginecologiche, malattie infantili…. Il trattamento di queste malattie è quindi una sfida molto seria e se trattiamo solo con una tecnica (solo con l’agopuntura, solo con lo Shiatsu o solo con consigli alimentari) non è sempre sufficiente. Adatto il trattamento in base a ciò che è necessario, secondo le priorità e le specificità di ogni caso.
Ecco perché Akahigedo offre una gamma completa di trattamenti. Per me, l’importante è il risultato. Non ci sono scuse se non riesco a far guarire una persona. Questo è il mio modo di vivere.
Lei è un esperto riconosciuto in medicina cinese e ha invitato molti specialisti cinesi in Qi Gong e agopuntura. Ha anche fatto diversi viaggi in Cina per approfondire questi approcci medici. Inoltre, lei è stato formato in Giappone, in particolare nella medicina Kanpo. Secondo lei, quali sono le differenze tra i cinesi e i giapponesi nel loro approccio alla medicina orientale?
Infatti, sono stato in Cina in molte occasioni e ho incontrato molti maestri illustri, anche in Giappone. Purtroppo, penso che oggi i sensei cinesi o giapponesi siano generalmente poco rigorosi… Ho osservato che sono troppo spesso soddisfatti del risultato delle loro cure anche se il paziente non è guarito. La compiacenza e il desiderio di riconoscimento del loro lavoro sembrano troppo spesso distogliere il medico dai suoi obiettivi iniziali. Daruma (o Bodhidharma)[vii] disse all’imperatore Han Wudi[viii] che non c’è merito nel fare del bene se ci si aspetta un riconoscimento in cambio.
Ma c’è un altro modo di vivere. Sono intransigente con me stesso. E così è una sfida per me aiutare coloro che soffrono, guarirli. Ecco perché uso tutti i mezzi possibili. Potreste pensare a me come a un terapista un po’ noioso…
Al contrario, lo trovo eccitante! Tornando al Qi Gong, quest’arte del risparmio energetico, potrebbe dirci come nutre il praticante di medicina orientale e cosa gli porta nella sua vita quotidiana?
Una persona che pratica e vive come praticante di medicina orientale deve imparare e approfondire il suo Qi Gong. Questo richiede una pratica rigorosa e ardua che non appare compatibile con la realtà del nostro tempo. Pochi seguono questo cammino e affrontano realmente le difficoltà che questo impone. Di conseguenza, pochi insegnanti si prendono la briga di trasmettere il vero Qi Gong, non è vero?
Eppure l’uso del Ki è uno strumento meraviglioso nella diagnosi e nel trattamento. Il Qi Gong porta a risultati favolosi! Ti permette di percepire il paziente nella “profondità del suo essere” (心の中) e di sentire la “voce del cielo” (天の声). Senza praticarlo veramente, non si può diventare un buon terapeuta.
Uso il Qi Gong terapeutico sui pazienti, quello che liberano mi permette di confermare o completare la mia diagnosi. Questo mi informa sulla gravità delle condizioni del paziente, sullo stadio della sua malattia, ma anche sul suo stato d’animo o sull’energia vitale di riserva nel corpo. Pertanto, queste indicazioni possono essere importanti nel trattamento di tumori, morbo di Alzheimer, malattie cardiovascolari, ecc. Il mese scorso, nel novembre 2020, abbiamo avuto risultati molto incoraggianti su 3 pazienti con cancro al seno e 2 pazienti con morbo di Alzheimer di oltre 90 anni.
Questa clinica è un luogo per ricevere i pazienti, ma è anche considerata un dojo, un luogo per praticare e formare i terapisti. In questo modo si mantiene vivo lo spirito tradizionale che considera le arti terapeutiche come vie (Do) e non come tecniche (Jutsu). Nella loro formazione, sembra che si presti molta attenzione al rigore morale. Cosa implica questo rigore nella formazione dei vostri operatori?
Questa è una domanda difficile… Tutto dipende dalle richieste che l’allievo fa a se stesso, dai pazienti che vuole trattare e dal tipo di terapeuta che vuole diventare. Ci può essere un divario tra ciò che gli insegno e le sue aspettative.
So che la via del Bushido, questa forma tradizionale, radicale e sacrificale, può essere percepita oggi come una “molestia morale” nel mondo contemporaneo. Non credo che nessun allievo la desiderebbe al momento…
Così mi adatto, senza arrendermi, e continuo il mio insegnamento ogni giorno come meglio posso. In ogni caso è anche ruolo del terapeuta il seguire i pazienti affinché loro acquisiscano questo senso morale.
Quali altre qualità pensa che un terapeuta dovrebbe avere?
Indubbiamente questa domanda è molto importante. Originariamente ho imparato le arti taoiste. È una Via del Cuore di grande profondità e attraverso la quale si possono sviluppare le qualità richieste al terapeuta. C’è la frase: “Shin Sui no Rō” (新水の労), che può essere tradotta come: “Andare a prendere l’acqua richiede uno sforzo”. Questo significa che nella vita quotidiana è importante fare degli sforzi per servire gli altri. Chiedo anche agli allievi di mettere da parte il loro ego per assimilare il mio insegnamento, per seguire il mio stesso cammino. Ma i tempi sono molto diversi da quelli di 30 anni fa. Non funziona più così come una volta.
Detto questo, io stesso a volte decido di andare a pulire i bagni pubblici e chiedo ai miei allievi di unirsi a me. Lo facciamo come offerta. Lo facciamo per non dimenticare da dove veniamo e per rimanere umili. Per rispondere alla sua domanda, queste sono anche le qualità che devono essere praticate per fare spazio all’altra persona, prima di tutto al paziente. Naturalmente stiamo parlando di rigore morale, ma anche ridere è importante. Chiedo ai terapeuti di saper incarnare un personaggio in modo da poter far ridere i pazienti pur rimanendo rispettosi.
Quali arti marziali hai studiato? Per quanto tempo?
Ho studiato Kendo, Iaido e Karate Okinawa (Goju Ryu) rispettivamente per 3 anni, 10 anni e 20 anni. Non ricordo chiaramente i nomi degli insegnanti di allora.
Sono anch’io un praticante di kenjutsu, quindi capisco bene il rapporto molto particolare che si può avere con la spada. Ma non tutti i lettori magari lo consocono. Potrebbe dirmi quali lezioni ha imparato dall’arte della spada. Come li applica nella sua pratica medica?
Nella medicina orientale, il termine “Bōshin” (望診) è usato per indicare il tempo di osservazione davanti al paziente. Fa parte delle 4 arti della diagnosi: guardare, chiedere, ascoltare, toccare. È davvero una tecnica molto importante e può raggiungere un livello quasi divino.
Troviamo degli equivalenti in Iai, in particolare attraverso il concetto di “Marobashi” [ix]. Un lavoro in armonia con la natura, libero e senza forma, che si adatta ad ogni situazione. Per poterlo applicare, è importante non avere alcuna intenzione prefissata e affrontare ogni situazione in modo neutro, per percepire i continui cambiamenti della persona che ti trovi di fronte. Anche qui il “Bōshin” è presente.
Possiamo anche parlare di “Ai-Nuke” (相秡) che può essere tradotto come “conservazione reciproca”. Quando gli avversari terminano il loro incontro anche prima di combattere, per rispetto dell’altro e della vita in generale.
Questi concetti hanno in comune la necessità di essere in armonia con la “volontà del cielo/l’universo” (天の意志). Sono nel dominio del riconoscimento e dell’accettazione dell’altro. In altre parole, è attraverso il sentiero dell’illuminazione. Integrando le 6 virtù di Buddha nella nostra vita quotidiana:
- generosità
- integrità
- disciplina
- pazienza
- perseveranza
- assorbimento meditativo attraverso la conoscenza trascendente.
Ho parlato prima della malattia, che può derivare dal non praticare queste virtù. Se queste non sono integrate nei nostri valori. Le emozioni negative come la rabbia e l’avidità sono le origini di questoi. La pratica della spada può quindi influenzare la pratica medica attraverso questa dimensione etica e la relazione con se stessi e con gli altri. Permette anche di mantenere un legame nel tempo e di liberare il proprio corpo e la propria mente dal superfluo.
Ho amici che sono esperti in Iai e Yabusame[x]. Se vieni in Giappone, te li presenterò e potrai esercitarti.
Sarebbe un piacere! E’ stato un praticante di Misogi, la purificazione del corpo con l’acqua. Lei pratica anche la calligrafia, che è un’arte molto coinvolgente. Queste tecniche provengono tutte dalla tradizione giapponese. Che posto ha questo nella sua vita e nella sua pratica?
Non pratico più il Misogi, ma in altre forme pratico esercizi quotidiani di purificazione del corpo e della mente.
Per quanto riguarda l’arte della calligrafia, esiste da molto tempo in Giappone, ma molte delle correnti sono solo pratiche che si concentrano sulla tecnica, sul risultato estetico.
Molte opere calligrafiche sono davvero molto belle, ma mancano di questa dimensione del Ki. Penso che sia difficile raggiungere “l’armonia dell’anima/mente” (魂の調和)[xi] attraverso questo approccio. La calligrafia che non si arricchisce di questa dinamica non si armonizza con l’universo.
Ora, il modo in cui mi avvicino alla calligrafia deriva dalla mia pratica del Qi Gong. Si fa poi una connessione con la “Via del Cielo” (天の道). È attraverso questa sinergia, attraverso l’ispirazione, che mi vengono gli ideogrammi, non so in anticipo cosa farò e a volte è persino difficile per me decifrarne i risultati!
Allora, come posso raggiungere questa armonia? Anche qui, penso che la pratica del Qi Gong apra questa strada.
Cosa nota nell’evoluzione delle patologie in Giappone? In Francia abbiamo visto un chiaro aumento dei problemi articolari e del burn-out. Ma la gente non vuole più solo essere curata, vuole anche capire perché ha dolore. È questo il caso anche da voi?
I pazienti giapponesi in realtà non sono molto diversi. Il problema per molti di loro è la loro dieta: gli oli, i grassi e i dolci che mangiano regolarmente. Se non prendono coscienza, non si possono ottenere risultati terapeutici soddisfacenti.
Negli ultimi anni, abbiamo visto quasi sempre gli stessi sintomi di :
- Iperpermeabilità intestinale (“Leaky Guts Syndrome”);
- Iperpermeabilità della barriera emato-encefalica (“Leaky brain Syndrome”).
Questo è molto interessante, grazie per queste informazioni. In Europa, la dimensione energetica dello Shiatsu e le arti curative sono ben conosciute. Secondo lei, l’uso dei meridiani e del Ki sono l’unica cosa che bisogna sapere per poter guarire una persona in modo naturale?
Non credo che ci sia solo una cosa. A parte i meridiani e il Ki che sono concetti poco familiari alla maggior parte delle persone, ciò che è importante è: ciò che la persona dice su come si sente, cosa pensa, come percepisce le cose (心のあり方)[xii]… Tutto questo deve essere preso in considerazione.
È anche vivere con rispetto per gli altri e saper sopportare i propri errori/difetti (恥を知る心)[xiii] come facevano i giapponesi in passato. Ci sono espressioni come:
- 自らじるという言い方もありま: riconoscimento dei torti
- 自らを恐れるという言葉 autocritica
- 自らを慎むという言葉: contenimento e moderazione
- 自らを戒めていく心: autodisciplina
Sono fermamente consapevole che queste siano la forza motrice della cura.
Ora vi farò una domanda che potrebbe essere semplice, ma non lo è: cosa pensate che sia un meridiano e cos’è Ki?
Penso che possiamo fare il paragone tra ciò che esiste nel corpo umano e le reti ferroviarie. I meridiani sono come le rotaie del treno, il Ki la corrente elettrica che lo fa funzionare.
Questi sono concetti che possono essere facilmente dimostrati durante un trattamento in clinica. Il corpo umano è davvero straordinario…
Per concludere questa intervista, che consiglio dà ai suoi studenti, cosa devono fare per poter praticare a lungo, per decenni, senza mai perdere l’entusiasmo?
Provare gratitudine è molto importante.
È necessario essere grati e chiedere perdono ai propri genitori. Pensare a quello che i tuoi genitori ti hanno dato e a quello che tu hai dato loro in cambio, e quale danno puoi aver causato loro.
Quando avrete realizzato tutto questo, la vostra vera natura/energia apparirà e avrete tutte le risorse necessarie per praticare.
Concludo con questa espressione, su cui vi invito a riflettere:
我以外全て師
Ware igai subete shi
Tutto tranne se stessi è Maestro
Vi ringrazio.
La ringrazio sensei per il suo tempo e per aver risposto alle mie domande.
Note:
- [i] Fuku ki-hō (服気法): letteralmente la “tecnica della forma di Ki”.
- [ii] Per maggiori informazioni su questo eccellente film, vedi la voce su Barbarossa
- [iii] Barbarossa…
- [iv] Yukio Mishima (三島 由紀夫) scrittore giapponese nato nel 1925 che fu l’ultimo giapponese a suicidarsi tramite seppuku (taglio dello stomaco con una spada) nel 1970. È autore di numerose poesie, romanzi e opere teatrali.
- [v] Mehdi Abid e Misako Sekine sono i rappresentanti dello Yin Shiatsu in Francia. Per saperne di più su Mehdi Abid, leggete la sua intervista su France Shiatsu. Per saperne di più su Misako Sekine, vai al suo sito web Misako Sekine
- [vi] Jiyū ishi (自由意志): parola per parola “libertà + volontà
- [vii] Bodhidharma (sanscrito in devanāgarī: बोधिधर्म “insegnamento della saggezza”; cinese semplificato: 菩提达摩, pútídámó o 達摩, dámó; giapponese: 達磨, daruma; fine del quinto e inizio del sesto secolo d.C.), fu il monaco buddista persiano dell’India che porta il dhyāna del mahāyāna, sotto il Chan in Cina e lo Zen in Giappone. Poiché la scuola Chan sostiene di far risalire le sue radici al Buddha, Bodhidharma è considerato il suo 28° patriarca e il suo primo patriarca cinese. È anche colui che ha portato le arti marziali indiane in Cina.
- [viii] Hàn Wǔdì (汉武帝: 157-87 a.C.) fu il settimo imperatore della dinastia Han della Cina, regnando dal 9 marzo 141 a.C. fino alla sua morte, un regno di 54 anni. È considerato, insieme agli imperatori Tang Taizong (dinastia Tang) e Kangxi (dinastia Qing), uno dei più grandi imperatori della storia cinese.
- [ix] 丸橋 (Marubashi) può significare un ponte circolare. Forse un riferimento alla natura ciclica della vita/apprendimento, o a un’unità di tempo, passato presente futuro che si fonde.
- [x] Yabusame (流鏑馬) è una tecnica di tiro con l’arco giapponese praticata a cavallo. L’arciere tira frecce (sia smussata sia biforcuta) a tre bersagli di legno e al galoppo.
- [xi] Tamashī no chōwa (魂の調和): significa “armonia dell’anima”.
- [xii] Kokoro no arikata (心のあり方): può essere tradotto come “il cuore come dovrebbe essere” o “come il cuore dovrebbe essere”.
- [xiii] Haji o shiru kokoro (恥を知る心): nel contesto dell’articolo, questo assume il significato di “essere consapevole dei propri difetti/errori”.
Ringraziamenti:
Vorrei ringraziare in particolare le seguenti persone per avermi messo in contatto con Takeuchi sensei, per aver parlato con lui, chiarito i suoi pensieri, tradotto dal giapponese al francese e fornito le fotografie:
- Mehdi Abid
- Misako Sekine
- Nourit Masson-Sekine
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