Intervista a Chris McAlister: dal Tibet alla Svezia

5 Ago, 2020
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In qualità di presidente della Federazione Europea Shiatsu, Chris McAlister è una figura di spicco nel mondo dello Shiatsu. Ma oltre a questo titolo ufficiale, non sappiamo molto della sua vita e della sua carriera. La sua vita è come un romanzo di viaggio, avventura, arti marziali e medicina orientale, ambientato in Tibet, India, Nepal, Cina, Giappone, Inghilterra, Francia e Svezia. Quello che segue è il ritratto di un uomo che ha trascorso molti anni in Asia, viaggiando e imparando da alcuni dei più grandi maestri del loro tempo.


Ivan Bel: Ciao, caro Chris. C’è una cosa che vorrei sapere sul tuo nome. Vivi a Uppsala, ma il tuo cognome non suona molto svedese. Da dove vieni esattamente?

Chris McAlister: Sono originario dell’Inghilterra e sono nato da genitori nati a Londra che da bambini hanno vissuto la Seconda Guerra Mondiale. Sono cresciuto nella periferia di Londra, ma da giovane adulto sono tornato nel cuore della città. A parte le radici scozzesi e irlandesi evidenti nel mio cognome, la mia bisnonna aveva sangue gitano e sono convinto che questo abbia alimentato la mia voglia di viaggiare e la mia curiosità, che mi hanno portato nei confini più remoti dell’Asia e in molte altre parti del mondo.

A 22 anni ho viaggiato con due amici in India e mi sono imbarcato in un’odissea di due anni che mi ha portato più volte in Nepal e Tibet. In Tibet sono stato attratto da una donna selvaggia ed esotica che si è rivelata – con mia sorpresa – svedese. Abbiamo viaggiato insieme attraverso il Tibet orientale in camion, trattore, rimorchio e persino a piedi. Abbiamo gradualmente attraversato il sud-est della Cina e da lì siamo arrivati in Giappone passando per Hong Kong. Dopo molti tira e molla, alla fine ci siamo stabiliti qui in Svezia, dove vivo ancora per diversi ottimi motivi.

Ora sei presidente della Federazione Europea Shiatsu (FES), succedendo al mio caro amico Frans Copers. Ma sono sicuro che non è successo improvvisamente.

Arrivato in Svezia e non conoscendo nessuno, ho voluto entrare in contatto e intessere relazioni, soprattutto con il mondo dello Shiatsu. Ho incontrato persone aperte e disponibili e non solo ho aperto una scuola con due di loro, ma sono stato anche accettato molto rapidamente nel consiglio direttivo dell’associazione. Dopo alcuni mesi mi è stato affidato il compito di aiutare l’Associazione svedese di Shiatsu ad entrare come membro della FES. Ne diventai il rappresentante e ho ricoperto questa carica per sette anni. Poi ho fatto un passo indietro e sono rimasto dietro le quinte per aiutare le diverse persone che si sono avvicendate dopo di me. Dopo circa otto anni, è successo che l’allora rappresentante non potesse partecipare alla riunione successiva ad Atene. Così guardando la mia agenda, ho notato che ero disponibile e ho colto l’occasione per mettermi nei suoi panni.
Durante una pausa della riunione, sono stato avvicinato da Frans -che conoscevo fin dai miei primi giorni in FES e che avevo invitato a insegnare a Uppsala-affinchè prendessi il suo posto come presidente. La cosa mi ha divertito, perché era chiaramente uno scherzo e in quel momento era la cosa più lontana dai miei pensieri. Alla fine di quell’incontro Frans si è avvicinato di nuovo a me con la stessa richiesta, così ho capito che stava facendo sul serio. Mi sono preso del tempo per riflettere sulla proposta e, nei giorni e nelle settimane successive, mi sono consultato con tutte le persone a me vicine per capire se fosse sostenibile e se fosse una buona idea. Tutti mi hanno sostenuto e incoraggiato e, poiché in quel periodo avevo tempo per farlo, ho accettato l’incarico. Mi sono detto che al momento non ci sarebbe stato nessun altro disponibile con la mia esperienza o competenze e che, essendosi presentata la necessità, avrei fatto bene ad accettare.

Frans Copers (formatore presidente ESF) e Chris McAlister (attuale presidente), al congresso di APOS di Abano Terme, Italia 2006. (C) archivi CMA.

La prima cosa che ho notato è che sei un amante delle lingue. Parli inglese, giapponese, svedese e francese. Hai studiato anche in Francia. Che rapporto hai con le lingue? E come le hai imparate?

Ho sempre amato le lingue e ho imparato presto che una lingua incarna la cultura del popolo che la parla. Quando avevo 10 anni, mia sorella andò in Spagna per un anno e tornò trasformata, parlando una lingua meravigliosamente esotica. Mio fratello fece qualcosa di simile qualche anno dopo, trascorrendo due anni in Francia. Sono anche andato a trovarlo lì e ho avuto modo di vedere il lato oscuro di Parigi, un’esperienza incredibile per un quindicenne. A scuola avevo talento per il francese e ho anche studiato il tedesco per quattro anni. Mi sembrava una perdita di tempo, finché finalmente non mi sono trasferito in Svezia…

Ho trascorso un anno in Francia nell’ambito del mio percorso universitario. Studiavo Diritto, su idea di mio padre, ma la specializzazione francese in studi europei mi ha permesso di trascorrere un anno a Grenoble, vicino alle Alpi. Ho abbandonato l’università e ho passato il mio tempo seduto nei bar e a fare viaggi in Francia e in Europa. Il mio francese era mediocre finché non ho incontrato una donna che, non solo mi ha portato in giro per la Spagna sulla sua moto, ma mi ha anche insegnato il vero francese in svariate situazioni.

Questo dono per le lingue, unito al talento per l’imitazione e la distorsione della voce, mi è stato molto utile durante il mio viaggio in Asia. Parlare l’inglese convenzionale non ti porta da nessuna parte in Asia. Devi imparare a parlare il loro inglese. I miei amici pensavano che stessi prendendo in giro la gente del posto modulando la mia voce per adattarla alle loro orecchie. Ma quando i risultati si sono materializzati, hanno cambiato subito idea… Spesso ricevevo complimenti per il mio eccellente “inglese indiano”.

In Cina (Tibet compreso) ci sono pochissime persone anglofone, quindi è stato necessario imparare alcune parole e frasi rudimentali in cinese e tibetano. È sempre un po’ imbarazzante e molto comico per la gente del posto, ma ne vale la pena per le porte che si aprono. Imparare il giapponese è stata una delle sfide linguistiche più difficili perché in questa lingua nulla è regalato. Non una parola o un concetto che ci siano familiari. Tutti conosciamo parole come kamikaze, karate e kimono , ma queste parole hanno un uso limitato quando si acquista riso e tofu o si cerca di imparare lo Shiatsu. In un certo senso il giapponese è facile: i suoni sono semplici. Il resto è davvero, davvero difficile, ma ho studiato molto e l’ho praticato senza sosta, e alla fine ho tradotto un libro scritto dal mio insegnante di agopuntura. Questa è stata la mia successiva lezione su come pensano i giapponesi… a spirale!

Arrivato in Svezia, ho subito scoperto l’utilità di diversi filoni linguistici: il tedesco mi è stato molto utile perché lo svedese ne era stato fortemente influenzato durante il periodo anseatico. Ancora più interessante è il fatto che ho trovato un modo per impiegare le ore di noioso studio che avevo sopportato da scolaro con Chaucer e Shakespeare. L’inglese antico o “medio” deriva in gran parte da radici germaniche, ma soprattutto scandinave. Grazie a questi due doni, imparare lo svedese si è rivelato un esercizio relativamente semplice.

Anche imparare i caratteri cinesi è stato molto istruttivo, perché mostrano le basi di concetti piuttosto astratti. E si è rivelato un elemento chiave nell’apprendimento della medicina orientale.

Sei stato attratto dall’Asia molto presto e mi chiara la tua immagine mentre prendevi uno zaino in spalla per viaggiare attraverso quel continente. Avevi, diciamo, 25 anni. Raccontami, come è successo? Perché hai voluto andare lì?

Invero avevo 22 anni quando siamo atterrati in India. Il mio shock culturale è stato totale, mescolato ad una forte dose di jet lag. L’iniziale sconvolgimento si è progressivamente trasformato in una fascinazione e amore assoluti, soprattutto per l’India. Dopo aver ascoltato storie di altri viaggiatori, con il mio miglor amico abbiamo deciso di partire per trascorrere un anno in India. Ricordo chiaramente di aver parlato con lui al telefono nel corridoio della residenza studentesca che si affaccia su Grenoble. Purtroppo l’India aveva smesso di concedere visti illimitati ai cittadini britannici e dopo pochi mesi ci siamo ritrovati in Nepal, inseguiti dal monsone. Grazie ad un incontro fortuito in piazza Darbâr, (nota dell’editore: piazza situata a Kathmandu, in Nepal, che deve il suo nome di darbâr (sala delle udienze reali) alla corte dei re del Nepal fino al 1886), ci siamo resi conto che avremmo potuto partire per il Tibet. (” Dove diavolo si trova?” abbiamo detto tutti. ” Vedete montagne lassù? Dall’altra parte .” è stata la risposta.) Questo ha aperto infinite possibilità e ho finito per girare l’Asia per un altro anno, prima di incontrare la mia ragazza svedese e partire per il Giappone.

Qual è stata la prima esperienza che ti ha segnato in Asia?

La prima esperienza che mi ha segnato in modo indelebile è stata quando mi sono lavato i denti in un albergo davvero squallido a Bombay, dove ho visto sette enormi topi correre, uno dopo l’altro, lungo un tubo di scarico. L’altra grande esperienza è stata contrarre l’epatite nelle terre selvagge del Tibet.

Caspita ! Deve essere stato uno shock per te. Quindi nel 1986, come molti viaggiatori che si recano in Asia, eri gravemente malato. Ma questa esperienza ti ha aperto una percezione completamente nuova del mondo e della salute. Cosa è successo esattamente?

Stavo viaggiando ininterrottamente da 6-7 mesi e la mia salute aveva sofferto a causa di una combinazione di condizioni difficili e spesso di cattiva nutrizione. Ho fatto un’escursione al lago Nam-co in Tibet. Il lago è a tre giorni di cammino dalla strada principale e l’ho fatto con 20 chili sulla schiena, 5 sulla parte anteriore e nuovi stivali che mi hanno massacrato le caviglie (nota dell’editore: Nam Co o lago Namtso si trova a 112 km da Lhasa in direzione Nord-Nord-Ovest). Ero con due ragazze australiane che stavano andando nella stessa direzione e già dal primo giorno accusavo stanchezza. Il secondo giorno mi sentivo sempre meno in forma, ma per fortuna, un gruppo di cavalieri nomadi tibetani si offrì di portarci al passo con i loro yak e i cavalli.

È stato meraviglioso finché siamo arrivati in cima e abbiamo ammirato il paesaggio verso il lago in lontananza: era a chilometri di distanza e la mia stanchezza stava iniziando a farsi sentire. Dopo aver camminato per ore su un terreno terribilmente accidentato, ho chiesto alle ragazze di continuare, avevo bisogno di riposare e mi sono addormentato. Svegliarsi disorientati nel bel mezzo del nulla, completamente soli, è un’esperienza che non auguro a nessuno. Dopo aver raccolto le mie cose, ho cercato di sbrigarmi. E dopo l’incontro davvero spaventoso con un cane enorme che faceva la guardia a un piccolo bambino nomade tibetano che colava muco verde dal naso, ho continuato a combattere.

Lago Nam-co o Nam-tso in Tibet.

Al tramonto mi sono fermato completamente. Davanti a me c’era solo acqua. In entrambe le direzioni, colori bellissimi si riflettevano sull’acqua mortale e immobile. Mi prende il panico. Non avevo nè tenda e nè sacco a pelo. Non mi piaceva l’idea di trascorrere la notte in questo paesaggio aspro e aperto. Fortunatamente ho visto una tenda in lontananza e quando finalmente sono arrivato, sono stato accolto da visi amici: due australiani e un kiwi (nota dell’editore: soprannome dato alle persone provenienti dalla Nuova Zelanda) che conoscevo da Lhasa. Mi hanno accolto, mi hanno dato da mangiare e quella notte sono rimasto al caldo tra i loro corpi.

Il pomeriggio seguente siamo arrivati stremati nelle grotte dove avevamo intenzione di dormire. Sono crollato. La sera raccoglievo gli escrementi di capra e riempivo un sacco per creare una specie di materasso di media lunghezza. Al calare della notte mi avvolsi nel lenzuolo, nella coperta e in tutti i miei vestiti e cercai di stare il più vicino possibile agli australiani. Nel cuore della notte mi sono svegliato perché avevo bisogno di svuotare la vescica. Mi sono liberato a fatica dei miei strati di indumenti per raggiungere l’apertura della grotta e lì mi sono ritrovato senza fiato. Guardando attraverso la vastità del lago, ho potuto vedere che la neve era rotolata giù dalle montagne all’altra estremità. Il freddo penetrò in tutto il mio essere. Feci pipì e tornai al mio rifugio tremando. La mattina abbiamo cucinato tutti insieme una colazione che ho subito vomitato. Quando uno degli australiani esaminando la mia pelle, ha esclamato: “Ha l’epatite!”

Non avevo alcuna formazione medica, avevo addirittura saltato biologia a scuola per questa nuova ed “entusiasmante” materia che era l’informatica. Ero ignorante, stanco fino al midollo e spaventato a morte. Mi sedetti su un’enorme roccia mentre gli altri andavano a “esplorare” i dintorni. Avvolto nella mia coperta, contemplavo la morte.

Passò un’altra notte e il giorno dopo il gruppo ha deciso di rimettersi in viaggio. Presagivo tre giorni di viaggio arduo, sapendo che ero in condizioni ancora peggiori di quando ero arrivato e che nessuno degli altri poteva darmi altro che supporto morale. Perciò, prima di partire, ho preso una decisione radicale: mi sono spogliato e immerso nelle acque ghiacciate del lago. E anche se è stato uno shock, credo che abbia cambiato le cose a mio favore. Mi sentivo in un certo senso rinnovato ed ero pronto, almeno psicologicamente, per il compito che mi aspettava.

Una volta tornati indietro, un camion ci ha fatto svalicare, e ci ha portati di nuovo sulla strada e poi all’area di sosta, dove abbiamo trascorso due notti prima di fare l’autostop verso nord. Il pasto a base di carne di capra e verdure verdi che abbiamo cucinato al roadhouse è stato probabilmente il cibo più buono che avessi mai assaggiato. Mentre mangiavo e digerivo, potevo letteralmente sentire il mio corpo trasformarsi e assimilare i nutrienti.

Chris McAlister a Tokyo, 1987, dopo il suo viaggio in India, Nepal, Tibet e Cina. (C) archivi CMA

Nel corso delle settimane e dei mesi successivi, piano piano ho riacquistato forza e salute. Viaggiavo più lentamente, vivevo in modo più calmo, mi nutrivo con meloni e uva a volontà e ho fatto allenamenti di calcio per rimettermi in forma. E ha funzionato. Da quel momento in poi, ho iniziato a rivolgermi a guaritori, erboristi e omeopati ogni volta che avevo bisogno di aiuto. Purtroppo, il viaggio che ho fatto un anno dopo (“in camion, trattore e rimorchio e anche a piedi”) ha annullato tutto il beneficio. Le condizioni che abbiamo sopportato durante questo viaggio mi hanno lasciato, ancora una volta, terribilmente esausto e incapace di sapere alcunché di ciò che stava accadendo nel mondo intorno a me.

Diversi fattori mi hanno ridato energia: restare fermo per due settimane e mangiare regolarmente cibo sano; vasche da bagno in marmo riempite di acqua calda nello stabilimento balneare; sessioni di Tuina tenute da un muscoloso sordomuto nello stesso stabilimento balneare e lezioni di Taiji sulla terrazza dell’hotel tenute da un elegante signore anziano. In due settimane sono riuscito a ritrovare completamente la voglia di vivere: me ne sono reso conto durante una partita di basket improvvisata gente del posto: “Sono tornato!”
Due settimane dopo ho ricevuto anche l’agopuntura e da allora non mi sono più voltato indietro, anche se ero ancora lontano dal riconoscere il percorso che si stava definendo per me.

Che storia! Adesso facciamo un piccolo salto nel tempo. Due anni dopo decidi di iniziare a studiare Shiatsu. Ma come mai hai frequentato due scuole diverse contemporaneamente?

Dopo i miei liberi vagabondaggi in Asia, sono rimasto molto deluso dal mio ritorno a Londra. Niente era cambiato e allo stesso tempo tutto era cambiato. In seguito una delle mie zie mi disse che sembravo “un pesce fuor d’acqua”. Alla fine mi sono lasciato prendere dalla disperazione e ho sfidato me stesso e l’universo a trovare una soluzione. Questo mi ha portato ad alcune scoperte dirette e casuali, che a loro volta mi hanno condotto a Nigel Dawes , che insegnava Zen Shiatsu al London College of Shiatsu. Abbiamo subito legato e dopo qualche mese mi ha chiesto di aiutarlo a organizzare una giornata porte aperte della scuola per attrarre nuovi studenti. Un suo collega disse più tardi che sembravamo fratelli. Per me è stato molto bello e lusinghiero, naturalmente, ma dice anche molto sullo stile di insegnamento di Nigel e sui suoi rapporti con le persone: molto paritario e senza inutili gerarchie tra insegnanti e studenti. Dopo sei mesi mi disse di andare in Giappone e studiare con il suo insegnante, perché aveva esaurito rapidamente le cose con cui tenermi occupato.

Foto da sinistra a destra: Jim Vitale, Nigel Dawes, Mark Perruzzi, Stephen Brown and Peter Yates. (C) archivi CMA.

Dopo essermi iscritto al corso base di Nigel, ma prima che iniziassero le lezioni, un amico mi parlò di una donna che insegnava Shiatsu agli adulti. In realtà era Liz Arundel e, anche se non abbiamo mai avuto lo stesso legame, è stata una grande insegnante. Mi ha mostrato una serie di movimenti completamente diversi e mi ha fatto conoscere i classici meridiani dell’agopuntura. Ho continuato a seguire entrambi gli insegnanti nelle loro classi intermedie prima di partire per il Giappone.

Dopodiché hai deciso di seguire il sensei Takeo Suzuki in Giappone. Come lo hai conosciuto?

Nigel mi aveva dato il nome di Suzuki, ma non i suoi dati di contatto. Invece mi diede il numero di telefono del suo amico Peter Yates, che divenne il mio insegnante di Qigong e agopuntura e, in seguito, il mio compagno di allenamento di arti marziali. Un’elegante e raffinata donna francese di nome Cathy mi accompagnò alla lezione di Suzuki, che all’epoca teneva in casa propria, dall’altra parte di Tokyo. Si è preso molta cura per sintonizzarmi al suo approccio e per dare rotondità a tutte le particolarità che avevo notato durante i miei primi sei mesi di studio. All’inizio è stato difficile, ma i consigli amichevoli dei miei compagni più grandi mi hanno permesso di sentirmi a mio agio e di tornare alle basi, in stile Suzuki. La classe era composta per metà da giapponesi e per metà da gaijin, cioè stranieri. Una donna giapponese ci faceva da interprete e quando se ne andò, dopo qualche mese, una donna americana prese il suo posto. Da lì a due anni sono diventato, a mia volta, il traduttore, il che non è stato privo di vantaggi.

Takeo Suzuki sensei e Bodhi, Tokyo, 1990. (C) archivi CMA.

Suzuki, da un certo punto di vista, era un uomo molto semplice. Non aveva l’abitudine di cimentarsi in discussioni intellettuali o spirituali, era fortemente riservato e, a parte lo spazio delle lezioni, totalmente chiuso alla comunicazione. Si potrebbe pensare ad un terreno ostico per un un pedagogo. Tuttavia, era un maestro di Ki e sapeva dimostrare cose che io sono ancora lontano anni luce dal comprendere, per non parlare del riprodurre.

In precedenza, aveva lavorato presso l’enorme mercato del pesce di Tsukiji e come tecnico addetto alla manutenzione dei tralicci dell’elettricità. Arrivò da Masunaga piuttosto tardi e divenne uno dei suoi studenti preferiti. Circolavano storie tra gli studenti più grandi che Masunaga andò da Suzuki per ricevere da lui trattamenti alla fine della sua vita. Tuttavia, il suo approccio nei confronti dell’eredità del suo insegnante fu per certi versi poco riverente. Aumentò il numero di meridiani (più del doppio!) e inventò persino zone meridiane orizzontali che circondavano la testa, il tronco e gli arti. Sperimentò associazioni di meridiani in misura quasi sbalorditiva e cambiò radicalmente il kata. La sua enfasi era sul “rilascio”. Se la tecnica liberava il flusso di ki nei meridiani, era buona. In caso contrario, non importava quanto bella o intrigante fosse una tecnica, era semplicemente inutile e andava scartata. Ciò portò a un approccio “essenziale” e il kata che imparammo era quindi semplice, ma molto approfondito: seduti, di lato, dietro e davanti nel classico stile Iokai, ma modellato dal design della schiena asciugata di Suzuki. Lo chiamava Keitai (zona dei meridiani) Shiatsu.

Sono stato con lui per tre anni e ho imparato così tanto che mi ci sono voluti altri quindici anni per utilizzare anche solo una frazione di quello che avevo assimilato. Il mio debito nei suoi confronti è illimitato, ma il nostro rapporto non si è mai sviluppato oltre il mio status iniziale di ragazzo d’oro che era venuto in Giappone per studiare Shiatsu con lui, che poi si è trasformato fino a diventare quello di “mezzo traditore” per aver anche intrapreso agopuntura e altri studi.

Hai mai incontrato Masunaga o fatto workshop con lui?

Non ho mai incontrato Masunaga. Il mio rapporto con lui è come quello di un amato antenato, di cui mi restano solo leggende, aneddoti, immagini e due libri preziosi per connettermi con lui. Mi è stato regalato “Zen Shiatsu” durante il mio primo breve soggiorno in Giappone. Mi ha scioccato leggere tutto sulle mie esperienze di malattia e salute, e mi ha emozionato realizzare che avevo già percorso qualche passo incerto sul percorso da lui descritto. Più tardi, di ritorno a Londra, è stata l’immagine emblematica sulla copertina di questo libro a condurmi a Nigel Dawes, il mio primo insegnante, tramite un gigantesco poster sulla strada incontrato durante il mio folle e disperato viaggio in autobus verso il mio destino. Nigel aveva studiato con Suzuki, che aveva studiato con Masunaga. Quel libro è rimasto con me e in seguito è stato completato da esercizi illustrati da immagini zen.

Chris McAlister mentre riceve il diploma di Shiatsu da Takeo Suzuki sensei, Tokyo 1990. (C) Archivio CMA.

Non ti sei fermato allo Shiatsu. Ti sei anche formato in agopuntura.

SÌ. Come ho detto, Peter Yates è stato il mio primo contatto a Tokyo e si stava preparando a tenere il suo primo corso di agopuntura. Mi invitò ad unirmi a lui, ma il mio budget era estremamente limitato e mi stavo concentrando sullo Shiatsu. Tuttavia, quando lo incontrai di nuovo una settimana dopo, non solo iniziò a insegnarmi il Qigong, ma mi mise anche in contatto con un insegnante di Taiji e Yoga. Dopo una visita all’insegnante di yoga in questione, siamo usciti a ballare e ci siamo comportati come due vecchi amici sulla pista da ballo, imitando scimmie e altri animali immaginari. Ho trascorso la notte nella stanza degli ospiti della sua ragazza e la mattina dopo colazione, mi ha chiesto di nuovo di unirmi alla sua classe. Ho ripetuto il mio patetico mantra: pochi soldi e concentrati sullo Shiatsu; ma a quel punto, mi ha invitato a seguire il corso gratuitamente. Rimasi sbalordito e sorpreso e gli chiesi il motivo. Dopotutto, erano un sacco di soldi. La sua risposta è stata duplice: “Perché penso che sarai bravo e perché ti voglio nella mia classe”.

L’accordo era concluso. Dopo il primo quadrimestre, ovviamente, ho pagato la mia quota e dopo due anni siamo andati in Cina per studiare a Guangzhou (Canton) con altri dodici studenti. Peter mi ha anche presentato Gotoh Sensei, che è stato il mio insegnante di agopuntura per tre anni in Giappone.

Gotoh sensei mentre insegna agopuntura a John Edwards (davanti) e a Chris McAlister (dietro), Tokyo, 1997. (C) archivi CMA.

La tua passione per l’Asia non si ferma al Giappone. Eri un uchi-deshi a Canton, in Cina, in una scuola di arti marziali. Raccontaci qualcosa di più su questo periodo della tua vita, che va dal 1990 al 1995.

Peter aveva un nuovo amico a Tokyo: Greg Winder, un affascinante uomo proveniente dalla Nuova Zelanda. Tutti adoravano Greg, era una persona easy-going e molto divertente. Aveva studiato arti marziali cinesi e giapponesi e conosceva bellissime forme di Qigong, che Peter gli aveva insegnato a insegnare. Parlavano di arti marziali, di sensei e sifu e strinsero un’amicizia così forte che Greg lo invitò, con altri due amici, ad andare a Canton per studiare con il suo insegnante: Wa Guo. Non partecipai a quel viaggio, ma sei mesi dopo, dopo aver studiato il gongfu Choy Lee Fut con Greg [I], mi fu permesso di accompagnarlo.

Siamo rimasti con Wa Guo per un mese ed era come trovarsi in un film di arti marziali: alzarsi all’alba per stare al buio nella posizione del cavaliere. Colazione insieme, poi allenamento mattutino. Dopo pranzo, la pratica ripendeva e abbiamo imparato due forme molto dinamiche, ma molto diverse fra loro: il Loka Bafa, una combinazione di Taiji, Xingyi e Bagua, e un gioco di lancia di famiglia Yang, una pratica tradizionalmente femminile della famiglia Yang.

Chris McAlister e Sifu Wa Guo, Guangzhou, 1994. (C) archivi CMA.

Un anno dopo, ero di nuovo lì con Peter per un mese decisamente meno esotico e molto più estenuante sui fondamenti essenziali di Xing yi quan [II], conditi con un po’ di Taiji, Hung Gar [III] e forme Shaolin per due uomini, per un leggero sollievo! Un anno dopo, siamo tornati per la seconda parte del viaggio nello Xing yi. Ed è stato altrettanto estenuante ma anche più gratificante, perchè abbiamo imparato sei delle forme animali dello Xing yi, una forma combinata di Xing yi chiamata “Ritorno senza fine”per due uomini e una forma di sciabola Xing Yi.

Queste esperienze sono scolpite nella mia anima e nel midollo delle mie ossa. Non ho mai sofferto così tanto, ma anche riso così tanto. Non ho mai più dovuto sopportare odori e sostanze che emanavano dal profondo del mio essere e sopportare notti insonni disteso, come folgorato, su un letto da campeggio di filo metallico, che sembrava, più che altro, un cavalletto di tortura.

Sifu Wa Guo in nella posa del drago Xing Yi, Guangzhou, 1994. (C) archivi CMA.

Lo stile Chen del Taijiquan è molto diverso dallo stile Yang perché mantiene la capacità di fare movimenti rapidi e offensivi come gli stili tradizionali del Gongfu. Immagino che sia stato un duro allenamento.

Questo è vero. La storia racconta che lo stile Yang è nato quando al maestro Yang, che praticava lo stile Chen, fu chiesto di insegnare il Taiji ai membri della famiglia reale cinese. Eliminò molto di ciò che era arduo e impegnativo, puntando invece su eleganza e fluidità. Lo stile Yang contiene ancora innumerevoli aspetti marziali e può essere mortale in mani esperte. Tuttavia, lo stile Chen sembra molto più un’arte marziale, anche se tradizionalmente viene praticato lentamente, almeno ai livelli di base.

Il mio viaggio nel Taiji è iniziato con una forma moderna e ibrida sulle colline di Dali, nella Cina sud-occidentale (E.N.: provincia dello Yunnan). È continuato con la forma Yang dei 108 movimenti, appresa con Ray Wilkie a Clapham, nel sud di Londra, e continuato con lo Ichi Raku An, uno stile ibrido taiwanese (da Taiwan) praticato a Tokyo con Koida sensei. Solo alla fine sono entrato in contatto con Chen Pei Shan, detentore del lignaggio della 20a generazione dello stile Chen. Ho studiato con lui per un anno o due prima di lasciare Tokyo, dove vive e insegna ancora. Da allora l’ho incontrato solo una volta, in occasione di un seminario a Parigi, ma mi sono anche allenato con il suo miglior studente europeo, Dietmar Stubenbaum a Friedrichshafen, in Germania.

Lo stile Chen di Taiji non è per soggetti fragili. Richiede almeno un anno, solo per completare la forma esterna. Da lì, poi, si ricomincia il programma, questa volta, imparando come rendere i movimenti più profondi, più fluidi, rilassati e continui. E ricominciando da capo, l’attenzione è concentrata nel fare partire il movimento dal centro del proprio essere. Questo processo continua nel tempo e può portare lo studente ad apprendere la forma del pugno canonico in modo molto più veloce, una cosa pazzesca da guardare.

Peter Yates (davanti) e Chris McAlister (dietro) che praticano il Six Stars Qigong, nel parco Inokashira, Tokyo. 1994 (C) archivi CMA.

Sei d’accordo con questa affermazione: arti marziali e arti curative sono due facce della stessa medaglia?

Sì. Detto questo, pochissimi sostenitori delle arti marziali moderne la riconoscerebbero come un’affermazione interessante e tanto meno praticabile. Lo stesso varrebbe per molti coinvolti nelle arti curative, soprattutto in Occidente. Tuttavia, da tempo immemorabile questi due ambiti sono state due facce della stessa medaglia. Un’ argomentazione tradizionale è che, se impari a distruggere, devi anche essere in grado di guarire e riparare i danni che hai causato. Per cui la domanda mi sembra ragionevole.

Gotoh sensei che dimostra la diagnosi di Ryodoraku, Tokyo, fine anni ’90. (C) Archivi CMA

In Giappone hai iniziato a studiare e lavorare in una clinica di agopuntura a Yokohama. Una domanda molto semplice: come sei riuscito a studiare tutte quelle cose contemporaneamente e in paesi diversi?

In Giappone è molto complesso, da un punto di vista logistico, rimanere a lungo.Bisogna lasciare il paese per rinnovare il visto, almeno ogni sei mesi. Molti dei miei viaggi in Cina e Corea erano programmati per questo scopo e anche per potere studiare con altri insegnanti.

L’altro fattore importante era la mia mentalità. Non ero interessato a una carriera come insegnante di inglese, era solo per pagare le mie bollette e finanziare i miei studi. Le mie priorità erano chiare: prima gli studi e lavorare il meno possibile per sostenerli. Fortunatamente, gli insegnanti di inglese in Giappone erano ben pagati a quel tempo e i lavori che ho mantenuto erano i migliori cui potevo aspirare. Lavorando solo sei o sette ore a settimana riuscivo a vivere – in modo frugale – e a pagarmi gli studi. Questo dono è prezioso e l’ho apprezzato molto, finchè è stato possibile.

Chris McAlister and Gotoh sensei insieme, Tokyo, 1992. (C) archivi CMA.

Immagino che l’altro fattore fondamentale sia di avere incontrato persone pronte ad aiutarmi e a fornirmi ancora più contatti per sostenere il più possibile il mio cammino. Questo tipo di generosità è importante: dimostra che le persone sono essenzialmente gentili e ti aiuteranno sempre se chiedi con il giusto atteggiamento.

Dopo quegli anni in Giappone e Cina, quando sei tornato in Europa eri sicuramente in forma e forte. Ma avevi già familiarità con il movimento del Ki?

Come ho detto, il metodo di Suzuki era “ridotto all’osso”, in cui l’unico ingrediente veramente essenziale era la capacità di liberare il Ki. Se non ci riuscivi, la tua tecnica, e tutti i tuoi sforzi, erano inutili. Sono stato in grado di trasporre questo nel Qigong e nell’agopuntura e persino in alcune delle mie pratiche di arti marziali. Ho anche avuto la grande fortuna di incontrare un vero tesoro vivente: il maestro S.K. Lew. (Vedi i dettagli su di lui nel Profilo n. 1, alla fine dell’intervista).

Sifu Lew, a metà degli anni 2000, San Diego, California, USA. (C) Archivio CMA

Da ragazzo, Sifu Lew ha vissuto e si è allenato in un tempio taoista nella Cina meridionale, prima di migrare negli Stati Uniti da giovane uomo. Peter e un suo amico, David Brickler, portavano il maestro Lew a Tokyo ogni anno e, durante i miei cinque anni lì, l’ho incontrato e mi sono allenato con lui cinque volte. La primissima cosa che ho imparato è stata una lunga e silenziosa serie interna chiamata Shen Gong. In parte in piedi e in parte seduti, è un programma quasi interamente statico che induce una quantità enorme di movimento interno del ki.

Tutte queste esperienze, se praticate in modo continuativo, non lasciano dubbi sul come il tocco, combinato con apertura e intenzione, possa muovere il Ki in una miriade di modi.

Fantastico! A proposito, ho notato che hai studiato erbe cinesi con Ted Kaptchuk ad Amsterdam per due anni. Com’è andata?

Ted (vedi Profilo n. 6) è stato un insegnante enormemente influente sotto molteplici punti di vista. Tornando in Europa e stabilendomi in Svezia, ho dovuto ricominciare da zero. Ho pensato che studiare con un insegnante così rinomato, sarebbe stato inevitabilmente gratificante e una grande opportunità di networking. E in effetti lo è stato e lo è tuttora. Prima di tutto mi ha dato la possibilità di ritrovare il mio amico di Tokyo, Nik Kyriacou, che ora dirige la scuola in cui abbiamo iniziato la nostra formazione, il London College di Shiatsu. Ogni due o tre mesi ci incontravamo ad Amsterdam e ci scambiavamo storie, mentre traducevamo insieme il libro di Gotoh Sensei.

Ted Kaptchuk, Harvard, 2013. (C) Harvardmagazine.com

Ted stesso è un personaggio enigmatico e intrigante. Molti conoscono il suo libro, “La tela senza il tessitore”, che avevo letto, ma non mi aveva impressionato. Fortunatamente, non ha perso tempo a rihiamare questo testo dal titolo pretenzionso e non lo ha mai più menzionato. Ted è passato dall’essere un ricercatore di metodologia della ricerca, attraverso 20 anni di intensa immersione nella medicina cinese, alla ricerca sul placebo all’Università di Harvard. Da questo, ci rendiamo conto che abbiamo a che fare con un individuo veramente speciale.

Dopo il primo giorno di lezione con Ted, sono rimasto sbalordito. Dopo molti anni di studio approfondito, sentivo di non sapere nulla. Ciò che è seguito è stato un viaggio attraverso concetti, storie e leggende che risalivano fino ai primordi della storia medica, documentata il più possibile con riferimenti. Ci ha presentato le diverse erbe, fornendoci descrizioni complete dei loro caratteri e con che tipo di persone o situazioni avremmo potuto usare le proprietà. Ci loro ha altresì presentato le formule, ricavate dalle diverse ripetizioni del processo di studio. Infine, abbiamo affrontato situazioni cliniche in cui avremmo potuto impiegare queste diverse metodologie, lo studio dei casi e le sessioni di pratica diagnostica dal vero.

Ancora una volta, mi sono sentito spogliato fino all’osso e nuovamente ricostruito e sostenuto da carne più interessante e nutriente. Ho perso i contatti con Ted subito dopo la fine del corso, ma a volte, lo sento ancora con me mentre le sue storie illuminano le mie sessioni di trattamento o i momenti di insegnamento.

Questo è un viaggio incredibile, devo dire. Poi nel 1996 sei andato a vivere a Uppsala, in Svezia. Cosa è successo che ti ha fatto decidere di andare a stabilirti lì?

Ero seduto in treno, tornando dall’aeroporto di Narita dopo il secondo viaggio a Canton con Peter. Lo skyline di Tokyo è apparso e il mio cuore si è ribellato. Il giorno dopo, mentre camminavo con la mia ragazza, ho confessato timidamente che avevo chiuso con Tokyo e il Giappone. Con mio stupore, ha detto che stava solo aspettando che pronunciassi quelle parole. Abbiamo esaminato le nostre opzioni. Nessuno di noi voleva andare in Inghilterra o nel Regno Unito. Ero d’accordo per andare a New York, ma lei si è opposta e ha suggerito la Svezia. Ero stato in Svezia due volte in precedenza, in estate, e mi piacevano lo spazio, l’aria fresca e i cieli alti. Inoltre, i miei studi e la mia carriera erano stati in parte scelti anche in prospettiva di poterli coltivare ovunque nel mondo, quindi ho accettato.

Guardando al tuo percorso, vedo che ti sei sempre assunto delle responsabilità: nel 96, co-direttore della scuola di Shiatsu SHAOM a Stoccolma, direttore della scuola Isshin Gakkai (Shiatsu e medicina orientale) a Uppsala, istruttore di Qigong nella prigione di Uppsala, responsabile dello stress del personale all’ospedale di Uppsala, nel 99 responsabile degli studenti di agopuntura avanzata a Canton, istruttore di Qigong e Shiatsu a Gerusalemme e così via. È una vita davvero frenetica!

Beh, sì e no. Chiunque mi conosca ti dirà che mi piace rilassarmi e non fare niente, godermi un pasto o un bicchiere o due di qualsiasi cosa mi venga offerta. Amo viaggiare e posso stare seduto fermo per ore se ho un buon libro da leggere, buona compagnia e un ambiente tranquillo, idealmente tutte e tre. Mi piace molto scrivere e sono coinvolto in diversi progetti di libri, uno dei quali è uno sguardo molto completo alla filosofia e alla medicina orientale attraverso le lenti a cui sono stato esposto negli ultimi 30 anni.

Foto in alto a destra Chris McAlister e alla sua sinistra Peter Yates Primo corso di agopuntura ad Uppsala, 1999. (C) archivi CMA.

Durante la mia adolescenza, ho letto i libri di Carlos Castaneda, che hanno avuto una grande influenza sulla mia vita. Il maestro di Carlos, Don Juan, ammonisce ripetutamente il suo adepto che non c’è tempo: devi agire ora. Il codice dei samurai, un’altra grande influenza, è famoso per rafforzare lo stesso messaggio: la morte è dietro le tue spalle. Potresti non svegliarti domani, quindi non hai tempo da perdere.
D’altra parte, siamo ben consapevoli del messaggio codificato nell’espressione “impavido” (wu wei)

È vero e so anche quanto sia difficile e gratificante attenervisi (al wu wei). Sei allo stesso tempo presidente della Federazione Europea di Shiatsu (ESF) dal 2013 e della Federazione Europea di Medicina Complementare e Alternativa (EFCAM) dal 2019. Questo ti rende la persona più influente e informata su questi argomenti nel nostro continente. Puoi descrivere la situazione della salute naturale in Europa e la posizione dello Shiatsu in questo contesto?

Potrebbe non essere del tutto esatto. La mia filosofia personale si basa sulla consapevolezza che, in effetti, so molto poco e quindi dipendo da altri che ne sanno di più. Ho intorno a me un gruppo di esperti che conoscono tutto dei loro paesi e dei loro campi di conoscenza. Come presidente dell’ESF, ho una chiara comprensione del mio ruolo, che è dettato dalla mia personalità, tanto quanto dalle circostanze esterne. Non sono un leader nato, ma sono stato chiamato a guidare in vari momenti della mia vita, cosa che sono felice di fare, finché ho il pieno sostegno da parte di coloro che sto “guidando”.

L’ESF ha una storia di 25 anni alle spalle e piuttosto turbolenta. Le associazioni nazionali sono andate e venute. Le personalità hanno lasciato il segno e sono scomparse. Quando ho assunto la presidenza, il mio primo compito è stato quello di ripristinare l’armonia interna e poi considerare le questioni esterne. L’ho fatto. L’attuale gruppo di rappresentanti è meraviglioso e profondamente armonioso, e sono molto orgoglioso di essere il leader. Durante i sette anni del mio mandato, abbiamo gradualmente direzionato l’energia verso l’esterno per guarire vecchie ferite e creare nuove alleanze. Questo si sta muovendo in direzioni molto incoraggianti, una delle quali è verso est: l’associazione ungherese Shiatsu si è recentemente unita all’ESF e speriamo di visitare i membri a Budapest l’anno prossimo.

Tuttavia la nostra spinta principale in questo momento, riguarda l’EQF: Quadro Europeo delle Qualifiche (leggi l’articolo sull’argomento). In breve, si tratta di un’iniziativa dell’UE progettata per creare equivalenza tra professioni accademiche e professioni più pratiche. Il principio che sottende a quest iniziativa sarebbe elevare lo status dei mestieri non intellettuali, in cui lo Shiatsu si inserisce molto bene. L’idea centrale è quella di trasformare il know-how, acquisito attraverso la formazione e l’esperienza, in qualifiche formalmente riconosciute. Ciò è stato raggiunto fino a un certo livello dall’SPS in Francia, e l’Associazione austriaca di Shiatsu, l’ÖDS, sta ora tentando la stessa impresa a un livello ancora più alto: la laurea triennale. Una volta che tre associazioni avranno raggiunto questo obiettivo, verrà istituita una professione europea secondo le linee guida dell’EQF, almeno a livello di istruzione.

Chris McAlister, Marina Papazian e Peter Yates, Uppsala, 2007. (C) archivi CMA.

Per quanto riguarda il campo più ampio della medicina complementare (CAM), sfortunatamente al momento c’è pochissima unità. Esiste ancora una divisione potenzialmente disastrosa tra gruppi di professionisti medici e non medici, che impedisce al campo di unificarsi correttamente. C’è anche lo spettro onnipresente dell’establishment medico, sostenuto da enormi forze di lobbying, che osserva ogni nostra mossa e interviene frequentemente per frustrare le iniziative orientate alla CAM sia di gruppo che individuali. L’attuale “crisi” ha dimostrato esattamente quanto sia precaria la nostra posizione: abbiamo ricevuto un messaggio molto chiaro che il nostro lavoro è ancora considerato “non essenziale”. C’è molto lavoro da fare.

All’inizio della mia presidenza, l’ESF ha deciso di allontanarsi dall’arena CAM, come parte della sua strategia principale, concentrandosi, invece, sul nostro diritto di esercitare liberamente la nostra professione in tutta l’UE. Questo diritto è incarnato in diversi trattati fondativi dell’UE, ma non è mai stato promulgato come legge in nessuno stato membro. Ciò significa in pratica che, anche se i professionisti in Austria e Francia hanno un certo grado di riconoscimento legale formale, non possono esportarlo in nessun altro stato membro dell’UE, in chiara contraddizione con i trattati fondativi e lo spirito di libera circolazione in essi contenuto. Questa è la base dell’attuale politica ESF. Considerata insieme all’iniziativa EQF, pensiamo di avere gli strumenti per creare una professione Shiatsu, regolamentata da professionisti per professionisti.

Ripensandoci ora, avresti mai immaginato che la tua vita sarebbe andata così?

No, naturalmente, non avevo idea che la mia vita sarebbe andata così. Mio padre avrebbe voluto che diventassi un giocatore di football professionista, mentre mia madre mi vedeva ballerino di danza classica. Sono diventato un istruttore di Taiji e Qigong, che ritengo sia un giusto compromesso. Svariate volte nella mia vita sono stato vicino a diventare traduttore, musicista, un bohémien senza un percorso professionale e ora una specie di scrittore.

Una cosa la vita mi ha insegnato: nulla è prevedibile e, come dice lo Yijing: il cambiamento è l’unica certezza. Ho visto la mia vita passare da una fase all’altra, a volte contro il mio volere, altre in sintonia con esso. Credo che l’abilità sia percepire in che direzione stiano andando le cose e di non resistere, adattandoci e provando a fluire in armonia con esse via via che si manifesta la loro mutevolezza.

Chris McAlister al Bar Mit Zvan ammirando il Mar Morto, Israel, 2012. (C) archivi CMA.

Il mio motto personale è diventato: non aspettarti nulla. Aspettati tutto. Chi sa cosa ci riserva il futuro? Tutto ciò che possiamo fare è prepararci ed essere preparati.

Grazie mille per aver condiviso tutti questi ricordi. È stato un vero piacere ascoltarti.

Il piacere è tutto mio.


Informazioni

Chris McAlister parteciperà al prossimo Congresso Europeo Shiatsu a settembre 2020: https://www.europeanshiatsucongress.eu/trainers/chris-mcalister/


Note

[I] Choy Lee Fut o Choy Lay Fut o Califo (pinyin: càilǐ fó quán; che significa “Boxe del Buddha Càilǐ”) è un’arte marziale cinese del Guangdong sviluppata nel XIX secolo. Fu fondata nel 1836 da Chang Heung (1806-1875).
[II] Lo Xing Yi Quan è classificato come uno degli stili interni delle arti marziali cinesi. Il nome dell’arte si può tradurre approssimativamente come “pugno forma-intenzione” o “pugno forma-volontà”. Le prime testimonianze scritte di Xing Yi risalgono al XVIII secolo e sono attribuite a Ma Xueli della provincia di Henan e a Dai Long Bang della provincia di Shanxi. La leggenda attribuisce la creazione dello Xing Yi al famoso generale Yue Fei della dinastia Song (960-1279 d.C.), ma questa ipotesi è controversa.
[III] Hung Gar, Hung Kuen o Hung Ga Kuen è un’arte marziale cinese meridionale appartenente allo stile Shaolin meridionale. È associato all’eroe popolare cantonese Wong Fei Hung, un maestro di Hung Ga. Gli inizi di Hung Gar risalgono al XVII secolo nella Cina meridionale. Più specificatamente, la leggenda narra che un monaco Shaolin, Jee Sin Sim See (“sim see” = maestro Zen) fu al centro della nascita dell’Hung Gar. Jee Sin Sim See visse durante il periodo bellicoso della dinastia Qing.


Libro

“Toccare l’invisibile: esplorare la via dello Shiatsu”, Chris McAlister, Jderemy Halpin e Jan Nevelius, Authorhouse UK, 2021


1- S. K. Lew – ultimo di una generazione, maestro di Qigong, arti marziali e guarigione taoista

La conoscenza essenziale era il signum del Maestro Lew: visse fino all’età di 97 anni e fu attivo come insegnante e guaritore quasi fino alla sua morte. Quindi sembra che valga la pena imparare la lezione.

Il Maestro S. K. Lew ( Sifu) aveva 75 anni quando lo incontrai per la prima volta a Tokyo per studiare una forma chiamata Shen Gong. Non avevo mai incontrato nessuno come lui prima e rimasi molto colpito dalla sua presenza. Si muoveva con straordinaria calma, come se l’aria fosse leggermente attutita intorno a lui. Non parlava molto e si guardava intorno con molta parsimonia.

Sembrava anche piuttosto anziano, con la sua barba bianca e folta, ma è stato allora che ho imparato che le apparenze possono ingannare. Era accompagnato dalla moglie Juanita e dalla figlia di 8 anni. Mentre scherzavo con lei, all’improvviso è piombato come un sasso in posizione da combattimento e mi ha congelato il cuore e tolto il fiato.

Maestro Lew e un amico avevano chiesto a un monaco che vendeva erbe nella piazza del villaggio, mentre era senza casa, se potevano accompagnarlo al suo tempio. Il monaco acconsentì e così iniziò il soggiorno di Maestro Lew al Tempio del Drago Giallo sul Monte Buddha, nella provincia meridionale cinese del Guangdong. L’amico rimase solo per un anno o due, ma lui rimase. Lì apprese le arti marziali, le arti curative e, col tempo, il Qigong nella sua forma completa e il sistema di meditazione Dao Ahn Pai.

La mia storia preferita riguarda il suo insegnante di classe. Una mattina, Maestro Lew stava camminando verso la sala di meditazione quando si incontrarono. Scambiarono qualche parola e lui continuò a camminare, lasciando indietro il suo insegnante. Immaginate la sorpresa di Maestro Lew quando, entrando nella stanza, vide il suo insegnante già seduto, immerso nella meditazione. A questo punto del racconto, Sifu si fermò e guardò il gruppo, con un sorriso compiaciuto e gli occhi che brillavano. Mi ha detto: “Forse non capirai mai cosa è successo qui oggi”.

Ho anche studiato le Sei Stelle, i Cinque Respiri, la Meditazione della Terra e una pratica di guarigione Qigong come parte del vasto programma di studi. Maestro Lew è morto serenamente qualche anno fa, lasciando la stirpe nelle abili mani di Juanita Lew, che ora è la detentrice indiscussa di una tradizione le cui radici risalgono a Liu Dong Bing, uno dei leggendari Immortali Taoisti.

2- Gotoh Kimia – chiropratico, maestro di Ryodoraku, agopuntura ibrida giapponese moderna, benessere

Il maestro Gotoh era una di quelle persone che vengono definite “più grandi della vita”. Per essere un giapponese, era eccezionalmente bravo in ogni aspetto del corpo e dell’anima. Gli piaceva il caffè molto forte, il sakè molto secco e le sigarette molto lunghe. Aveva solo una conoscenza rudimentale della lingua inglese, ma la sfruttava al meglio.

Aveva le mani come un orso e, il solo fatto di toccarle, provocava una resa immediata e completa. La generosità era per lui una seconda natura e sbagliava sempre nel dare troppo, mai il contrario. Mi ricordava il Buddha dal ventre grande e dal sorriso eterno.
Il sensei Gotoh era un venditore di prodotti farmaceutici che viaggiava in tutto il mondo vendendo farmaci legali ai medici. Tornò a studiare e diventò chiropratico. Durante i suoi viaggi incontrò l’altrettanto carismatico dottor Oiso e iniziò ad apprendere un’agopuntura ibrida giapponese particolarmente moderna, chiamata Ryodoraku.

Ryo-do-raku, che significa “canali di connettività”, è frutto dell’ingegno del Dott. Nakatani, che ha creato un sistema di diagnosi e trattamento utilizzando l’agopuntura, collegata a una corrente elettrica molto debole e basata sul modello fisiologico del sistema nervoso autonomo come fondamento teorico.

I suoi pazienti lo trattavano come un incrocio tra un medico di famiglia e un anziano del villaggio un po’ bohémien. I suoi prezzi non erano molto alti e la gente, quando si congedava, lasciava sul tavolo solo una piccola pila di banconote. Non c’è bisogno di registrarsi, non c’è bisogno di prenotare il trattamento successivo: puoi entrare e uscire quando vuoi, sentirti a casa, avere fiducia e privacy rilassata.

Ciò che più di ogni altra cosa mi ha insegnato il Sensei è di essere il più naturale possibile con le persone che vengono per un trattamento. Sono solo persone che soffrono, per un motivo o per un altro, e possono stare benissimo senza che tu abbia un atteggiamento negativo o che tu citi le Scritture.

Peter Yates una volta disse di lui che era un esempio di uomo veramente sano. C’era qualcosa di essenzialmente positivo e vivo in tutto ciò che faceva.
Ed era un esperto assoluto di agopuntura Ryodoraku, un vero maestro artigiano.

3- Suzuki Takeo – Maestro Shiatsu, Genio Eccentrico, Esperto di Qi

Takeo Suzuki è stato il mio principale insegnante di Shiatsu. Era stato allievo del leggendario Shizuto Masunaga, un innovatore dello Shiatsu. Il loro rapporto era stato molto stretto: quando il maestro affrontò una grave malattia e la morte, si affidò alle mani esperte del suo Suzuki.

Come tutti i discepoli di persone carismatiche e innovative, Suzuki ha seguito la sua strada dopo la morte del suo maestro. Le sue ricerche e le modifiche innovative apportate al progetto di base mantenuto presso l’Iokai Shiatsu Center lo portarono a separarsi e a mettersi in proprio, un percorso controverso in Giappone.

Quando l’ho incontrato, si era già affermato come insegnante indipendente, con un piccolo gruppo di studenti motivati, divisi equamente tra studenti giapponesi e studenti di altre nazionalità.
Il suo metodo consisteva innanzitutto nel semplificare tutto, riducendolo all’essenziale. Ecco cosa fece con il “kata” ereditato da Masunaga. La forma da lui insegnata era semplice, con molta meno enfasi su gomiti e ginocchia e un approccio molto più morbido e fluido rispetto a quello di Masunaga. Ciò è stato fatto per facilitare la rilevazione dell’energia, che a sua volta è stata progettata per rendere l’interazione energetica durante i trattamenti Shiatsu il più efficace possibile.

Abbiamo trascorso ore e ore a perfezionare la pressione, la postura e il tocco. Le sue lezioni mattutine erano circolari. Dopo aver provato tutte e quattro le posizioni (seduti, di lato, indietro e in avanti), facevamo una breve pausa e poi ricominciavamo da capo.

La semplice saggezza di questo metodo risiede nella pura ripetizione da parte dello studente e nel suo graduale approfondimento dei movimenti esterni, che porta a un maggiore apprezzamento – e infine alla padronanza – degli aspetti interiori della pratica.

Ma le lezioni pomeridiane erano esattamente l’opposto. Sì, abbiamo trascorso ore e ore a palpare l’hara alla ricerca della tecnica diagnostica perfetta. Ma il pomeriggio era anche il momento in cui poteva presentare idee e tecniche derivanti dalle sue ricerche personali.
Per Suzuki si trattava solo di ricerca: presentò uno schema di come i 14 meridiani principali influenzano i diversi aspetti anatomici e funzionali dell’occhio; ha spiegato come i diversi meridiani siano collegati agli aspetti elementari e ambientali della vita; ha sviluppato un proprio sistema di diagnosi facciale; ha presentato nuove idee su come affrontare e trattare le carenze profonde (in-kyo), sul rilevamento e il rilascio dell’infiammazione; Presentò il doppio dei meridiani di Masunaga e le zone trasversali basate sui meridiani che corrono lungo il corpo in gruppi di 14 nelle braccia, nelle gambe, nel tronco, nel collo e nella testa. Ci ha persino insegnato una nuova sequenza per i cinque elementi…!

In quanto ricercatore pratico e influencer nel campo dell’energia, Suzuki è – secondo la mia esperienza – ancora ineguagliabile. Mi ha dimostrato senza ombra di dubbio che l’energia non è solo reale e palpabile, ma anche capace di interazione diretta a molti livelli e attraverso molti canali, compreso il tatto. Mi ha trasmesso un’indipendenza di pensiero che ha legittimato i miei tentativi di comprensione, scoperta e creazione. Mi ha lasciato un centinaio di problemi irrisolti, alcuni dei quali si presentano ancora oggi sotto forme nuove e portano a interessanti scoperte nel campo dello Shiatsu e del lavoro energetico.

Ricevevo notizie su di lui dagli studenti che avevo presentato alla sua classe, ma un giorno qualcuno mi ha riferito che la sua clinica era scomparsa e che lui e la sua famiglia erano scomparsi senza lasciare traccia. Suzuki aveva lavorato in precedenza al mercato ittico di Tsukiji. Era stato impiegato anche come tecnico dei pali del telegrafo. Per un certo periodo era stato terapista e insegnante di Shiatsu, un po’ come un maestro, in effetti. Forse era semplicemente giunto il momento di dare una nuova svolta alla vita di quest’uomo amabilmente eccentrico.

4- Peter Yates – autodidatta, uomo forte, gigante gentile, saggio studioso

Il mio primo incontro con Peter è stato di shock e meraviglia. La sua figura imponente era muscolosa e sinuosa. In cima alla scultura c’era un volto estremamente sorridente e aveva un forte accento del Lancashire.
Pete mi ha subito messo in contatto con un eccellente insegnante di Shiatsu, un altro insegnante di yoga e un altro ancora di Taiji. Nelle settimane successive divenne anche il mio insegnante di Qigong e agopuntura. Durante il semestre successivo, incontrai lui e un gruppo di studenti dall’aria informale al parco Yoyogi per praticare il Qigong due volte a settimana, con qualsiasi condizione meteorologica, per il quale pagai una quota molto modesta.

Il corso di agopuntura, il suo primissimo, me lo ha offerto gratuitamente. Perché? avevamo un legame, perché pensava che sarei stato bravo e perché mi voleva nella sua classe. È semplicissimo.

Pete portò un gruppo di noi in Cina per studiare in modo intensivo l’agopuntura e mi mise anche in contatto con Gotoh Sensei, il mio successivo insegnante di agopuntura. Un anno dopo, ci siamo riuniti per iniziare la fase successiva del nostro sviluppo reciproco, praticando arti marziali a casa, a Tokyo e a Guangzhou, in Cina, con un vero maestro di arti marziali.

Durante i miei cinque anni a Tokyo e nei 25 anni successivi, Pete mi ha insegnato molte cose:

  • Condividi! Non puoi tenere tutto, quindi regalalo e il passo successivo arriverà da te.
  • Il rapporto tra insegnante e studente non è unilaterale. Se un insegnante impara dai suoi studenti, entrambi cresceranno in modi che nessuno avrebbe potuto prevedere.
  • Sii te stesso. Non importa a quali pericoli sei esposto, quali strade prendi, con chi entri in contatto, ricorda sempre chi sei. Pete ha origini estremamente umili: una cittadina mineraria nel nord dell’Inghilterra, dove le prospettive sono o scarse o nulle. Nella sua vita si è trovato spesso sull’orlo dei guai, ma è sempre stato abbastanza umile da accettare i buoni consigli e la via da seguire quando gli venivano offerti.

Più avanti nella vita, Pete tornò alle sue radici: il bodybuilding come da tradizione per gli uomini forti e la danza Northern Soul. Queste attività sono importanti per Pete e lo aiutano a trovare continuamente una nuova vitalità seguendo il suo percorso di vita, ovvero Qigong, arti marziali e agopuntura.

Pete è stato in Svezia quattro volte per insegnare ai miei studenti. Sono stato negli Stati Uniti diverse volte per insegnare alla mia gente. Ha ancora lo spirito del libero scambio, dell’apprendimento reciproco, per poi tornare al ridicolo totale per rilassarsi e riprendere il cammino con rinnovata gioia e vigore.

È ed è stato un’ispirazione vivente per migliaia di persone e un modello di vita che insegna come vivere una vita con rispetto di sé, modesta ma orgogliosa e retta. Mi considero fortunato ad essere diventato suo amico.

5- Wa Guo – artista marziale, calligrafo, aggiustaossa, praticante di medicina orientale

Wa Guo era tutto ciò che si potesse desiderare: il vero affare! Maestro sia di medicina cinese che di arti marziali. Diverse arti marziali. Molte arti marziali, in realtà.

Abbiamo alloggiato nella sua casa, nei vicoli di Canton. Ci alzavamo all’alba, ci riunivamo nel dojo (la stanza al piano inferiore) e restavamo nella posizione del cavallo basso per quaranta minuti nella semioscurità. Dopo colazione, abbiamo studiato per tre ore una forma che combinava le tre arti marziali interne: Taiji, Xingyi e Bagua, poi abbiamo pranzato insieme.

Nel pomeriggio abbiamo praticato la forma della lancia della famiglia Yang. Nonostante le spinte, i calci, le torsioni e i salti fossero difficili e complessi, ci siamo divertiti molto. Abbiamo imparato altri esercizi, ma queste sono state le due forme principali che abbiamo portato a casa e praticato diligentemente per un anno e un giorno.

La volta successiva fu completamente diverso. Solo io e Pete. E Wa Guo. E lo Xing Yi. Pete l’aveva chiesto espressamente e io avevo accettato, beatamente ignaro di ciò che mi aspettava. L’addestramento iniziò la mattina successiva. Abbiamo dovuto mantenere una posizione diabolicamente dolorosa per trenta minuti. Wa Guo ci ha gentilmente fatto sapere che questi trenta minuti potevano diventare fino a un’ora. Potevamo riposarci e riprendere tutte le volte che volevamo, ma erano necessari 30 minuti di tempo reale. Era una vera tortura.

Wa Guo tornò a casa per pranzo. Avevamo fatto una bella figura. Fu nel pomeriggio che iniziarono i veri dolori. Wa Guo ci aveva detto che le parole chiave da tenere a mente erano “fissi e immpbili” e le aveva sottolineate attentamente per noi su un dizionario. Abbiamo iniziato con una postura profondamente infernale. Anche 30 minuti. Questa volta, nessuna pausa. Tuttavia, potevamo cambiare schieramento tutte le volte che volevamo. Cambiavamo schieramento così spesso che non aveva nemmeno il tempo di correggere correttamente le nostre posizioni.

Poi vennero i movimenti, movimenti difficili e precisi, che integravano questa posizione di puro dolore. Dopo qualche ora, quando fu certo che eravamo mezzi morti, ci fece provare alcune forme Shaolin a due e delle sequenze di Taiji con le mani incrociate: solo per divertimento e per rilassarci. Non abbiamo dormito per un mese.

Wa Guo mi rimproverava costantemente, soprattutto per il mio portamento poco elegante, ma i suoi modi erano impeccabili e cortesi fino alla fine. I pensieri e le emozioni che mi rimbalzavano dentro erano molto meno intensi. Che ci crediate o no, ci siamo tornati l’anno successivo. Abbiamo persino imparato una forma di sciabola Xing Yi davvero meravigliosa, nonché sei delle forme animali Xing Yi, tra cui il drago punitivo ed esplosivo.

Ritornato a Guangzhou nel 1999 con un gruppo di miei studenti di agopuntura, ho potuto realizzare la mia ambizione di imparare il Gongfu nello stile dell’uomo ubriaco, praticando ancora una volta sulle dure piastrelle del suo “dojo” al piano inferiore, questa volta con il fratello di Gongfu e studente di agopuntura, Martin Thambert.

Sifu Guo è scomparso due anni fa, nel 2018.

6- Ted Kaptchuk – erudito ricercatore esoterico

Studiare le erbe cinesi con Ted Kaptchuk alla fine degli anni ’90 è stata un’esperienza che mi ha cambiato la vita.

Nella nostra prima lezione, Ted nominò e liquidò sommariamente il suo famoso libro in una sola frase. Poi ci informò che il Nei Jing, il testo fondante della medicina cinese, era un “testo polemico”. La maggior parte di noi è rimasta scioccata fino alla punta delle orecchie e del midollo, ma lui in realtà era cortese. Intendeva solo dire che si trattava di un testo di propaganda concepito per spazzare via un vecchio paradigma e introdurne uno nuovo. Anni dopo, dopo aver assaggiato le gemme terapeutiche dell’antichità che non sono sopravvissute nella cosmologia rivista dello Yin-Yang e dei cinque elementi del Nei Jing, per non parlare del sistema della MTC post-rivoluzionario, riesco a capire cosa stesse cercando di dire.

E questo fu solo l’inizio. Tutto ciò che avevo imparato sulla medicina orientale nei dieci anni precedenti a quella data fu improvvisamente messo in discussione. Ted ci disse che ci avrebbe ipnotizzato e ci avrebbe insegnato non cosa pensare ma come pensare. Lui, disse, ci avrebbe fornito la sintassi e la grammatica e ci avrebbe invitato a scrivere le nostre frasi.Tutte queste promesse le ha mantenute.

Uno dei mantra didattici di Ted durante i due anni del corso era: “Ti insegnerò a cosa servono le erbe. Ad inventare i sintomi.”A prima vista, questo può sembrare scandaloso, irresponsabile, anarchico, assurdo e persino insignificante. Come tutti i maestri, parlava in codice.

Man mano che il corso procedeva, cominciammo lentamente a comprendere il significato codificato delle sue parole. Ciò che intendeva fare era insegnarci le azioni energetiche delle erbe. Cosa significa questo? Arrivò a descrivere il carattere, la personalità, il movimento e la direzione dell’erba. In particolare, naturalmente, avevamo bisogno di sapere a quale/i meridiano/i l’erba era più strettamente associata. Una volta capito questo, sapevamo a cosa serviva l’erba e, una volta capito questo, potevamo iniziare a usarla.

Partendo dalle situazioni cliniche, potremmo facilmente identificare quale erba o, più spesso, quale formula sarebbe più adatta alla situazione specifica. Ecco cosa intendeva con “inventare i sintomi”.

Considerate la saggezza del suo approccio. Un altro professore avrebbe potuto fornirci un elenco astratto di sintomi che una determinata erba o formula avrebbe potuto curare. Per uno studente medio è quasi impossibile ricordare un elenco del genere oltre l’esame di fine quadrimestre. Se invece conoscessimo le erbe come esseri energetici con una personalità chiaramente descritta, le ricorderemmo in un modo completamente diverso: come se prendessero vita.

Ted è poi tornato alle sue radici accademiche e attualmente è impegnato nella ricerca sul placebo presso l’Università di Harvard.


Autore

Ivan Bel

Traduzione

Roberta Massobrio
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