Nel mondo dello Shiatsu, tutti eseguono degli allungamenti nominando i meridiani che vengono stirati. Questi esercizi sono chiamati Makkō-hō e vengono spesso attribuiti a Shizuto Masunaga. In questo articolo approfondito, Stéphane Cuypers ha spinto la sua curiosità e verificato tutto ciò secondo il principio di “non credere a ciò che si vede o si dice, ma approfondire e cercare”. Due cose emergono rapidamente dalla sua ricerca: i Makkō-hō che conosciamo non hanno nulla a che vedere con la versione originale e non è stato Masunaga a metterli a punto. La lettura di questo articolo è fortemente raccomandata a tutti gli insegnanti e operatori Shiatsu. Si può addirittura dire che faccia bene alla salute e alla conoscenza!
Nella nostra “scatola dei tesori” orientale abbiamo, effettivamente, parecchie tecniche di stiramento, di respirazione, di postura… che noi pratichiamo e talvolta insegniamo ai nostri riceventi. Queste tecniche sono chiamate, in ordine sparso, Do In, Qi Gong, auto shiatsu o altro, e uno dei nomi che ricorre più spesso è senza alcun dubbio Makkō-hō, ovvero, nell’accezione più diffusa, “gli stiramenti dei meridiani inventati dal sig. Masunaga”.
Ma è un po’ come con la storia degli inizi dello shiatsu fino a poco tempo fa: tutti ripetono ciò che hanno sentito dire (io per primo, come vedrete se arriverete alla fine dell’ultimo articolo) e quasi nessuno verifica le fonti. Ed è così che qualche ora di ricerca mirata mi ha permesso di scoprire degli inediti che non resta che ordinare e condividere.
Quindi:
- Quello che chiamiamo Makkō-hō non è il Makkō-hō originale, così come esiste ancora oggi in giappone;
- Shizuto Masunaga non parla di Makkō-hō, propone invece degli “esercizi visualizzati”;
- C’è un fondo comune a tutte queste pratiche, ma anche delle differenze fondamentali.
Cosa significa Makkō-hō

C’è una regola sulla quale non si può assolutamente transigere: di fronte a un concetto giapponese, bisogna andare a vedere l’etimologia osservando i kanji. Con prudenza. Google Translate è molto approssimativo e non sempre fornisce la giusta lettura dei kanji (per semplificare, nella maggior parte dei casi ci sono due maniere di pronunciarli). Per quanto riguarda i traduttori dei libri, hanno spesso la tendenza a fantasticare e ricondurre i termini a concetti occidentali che conoscono, ma che non hanno nulla a che vedere con l’idea giapponese. Quindi, la cosa migliore è guardare i kanji e metterne a confronto i significati, senza interpretarli con una mentalità occidentale. A tal fine esistono ottimi dizionari online.
Nel caso di Makkō-hō, ci sono 3 kanji:
1. Ma 真, pronunciato anche Shin, contiene l’idea di verità, realtà, autenticità, serietà. Lo si trova anche nella parola “fotografia”.
2. Kō 向 dà l’idea di direzione, inclinazione, tendenza, andare verso, puntare verso.
3. Hō 法 ci rimanda a legge, atto, principio, metodo, tecnica… Il libro di Tempeki Tamai si intitola infatti Shiatsu-hō, ed è proprio lo stesso Hō, quindi, Metodo di Shiatsu.
* Piccolo dettaglio: si pronuncia con le vocali lunghe Kō e Hō, che vanno scritte con un macron piatto (“ō”) e pronunciate come suoni lunghi. Ko e Ho brevi, ovviamente, hanno un significato completamente diverso.
Makkō-hō significa dunque “metodo di Makkō”, un metodo che ci fa andare, ci rimanda all’autenticità, la serietà, la verità. Tomoko Morikawa Morganelli, praticante di Makkō-hō giapponese, traduce questo termine con “to look straight forward“, guardare diritto davanti a sé. Ma cosa c’entra Makkō con lo stretching?
La risposta si trova senza dubbio nell’autentico Makkō-hō, così come viene praticato ancora oggi in Giappone.
Origini del Makkō-hō giapponese

Èstato un agopuntore inglese, John Dixon, a mettermi sulla pista dell’attuale Makkō-hō giapponese. Parla infatti di 4 esercizi, mentre solitamente ne proponiamo 6. Risalendo la pista fino al Giappone si trovano dunque cose molto interessanti.
Fu il sig. Wataru Nagai che, nel 1948, portò alla ribalta gli esercizi del Makkō-hō. Figlio di un monaco buddista, fu un uomo d’affari in carriera finché non venne colpito da un’emorragia cerebrale. Dichiarato incurabile e debilitato fisicamente, iniziò a recitare dei sutra buddisti. Ora, nel suo tempio natale, lo Shōman-ji vicino a Fukui (identificabile solo dai kanji: 福井県の勝鬘寺), c’è una pratica da seduti che consiste nel “piegarsi in avanti dalla vita” davanti al Buddha.
Ritenendo di dover introdurre la gratitudine nella sua vita, il sig. Nagai decise di praticarla, scoprì di essere bloccato a causa del suo incidente, ma, da buon giapponese, si sforzò (gambatte kudasai, come si dice laggiù) e, dopo 3 anni di pratica, recuperò le sue piene capacità fisiche di prima dell’incidente.

Nel 1948, nel dopoguerrra, e con l’intento di incoraggiare i giapponesi, Wataru Nagai iniziò a insegnare e diffondere questi esercizi di salute sotto il nome di Makkō-hō [1]. Suo figlio, Haraku Nagai, nel 1972 scrisse persino un libro sulla metodologia: “Makkō-hō: 5 minutes’ physical fitness” [2] e negli anni ’70 viaggiò in Occidente per diffonderlo. Storicamente, ci troviamo in parallelo con il periodo di sviluppo dello Shiatsu e nello schema di esportazione delle tecniche giapponesi in Occidente. Sembra tuttavia che il metodo non vi abbia messo radici profonde, a eccezione di due praticanti negli Stati Uniti.
Terreno culturale e religioso
Quando si parla di una pratica “in un tempio buddista”, a cosa bisogna riferirsi? Ci sono parecchie differenze tra i vari buddismi giapponesi. È stata una FAQ del sito ufficiale del Makkō-hō a mettermi sulla pista giusta. Una domanda frequentemente posta in Giappone è se esista un legame tra il Makkō-hō e la religione. La fondazione ufficiale lo nega: non c’è alcun legame, essendo il Makkō-hō una fonddazione di interesse pubblico riconosciuta dal governo giapponese come pura metodologia di salute. Ma è vero, precisa il sito, che il fondatore, date le origini buddiste della sua pratica, all’inizio l’aveva chiamato “nembutsu gymnastics“.
Il nembutsu [3] è quella formula del Buddismo della Terra Pura che il credente deve semplicemente ripetere per entrarvi dopo la morte: “Namu Amida Butsu”, che significa adorazione al Buddha Amida (Buddha della Vita e della Luce eterna, infinita). Siccome è una caratteristica del Buddismo giapponese quella di suddividersi in numerose correnti e scuole (il termine “setta”, spesso utilizzato, è inappropriato), era opportuno verificare se il tempio Shōman-ji vicino a Fukui, identificato come il tempio di origine di Wataru Nagai, fosse effettivamente legato alla Terra Pura.

E lo è, ma della scuola Shinshū [4] (e in particolare di una sue importante branca, chiamata Ōtani-ha), fondata nel XIII secolo da un monaco chiamato Shinran. Quindi, il Makkō-hō trova la sua origine spirituale nel Buddismo della Terra Pura – scuola Jōdō Shinshū – Tempio di Shōman-ji vicino a Fukui.
In che cosa questo è interessante, se non per comprendere lo spirito che sta alla base di questi esercizi e che, inevitabilmente, animava il fondatore? Cosa caratterizza i buddisti della tradizione Shinshū?
- Gli adepti dello Shinshū ripetono il “nembutsu” (contrazione di Namu Amida Butsu), poiché rinasceranno dopo la morte nel Paradiso della Terra Pura, diventando così un Buddha. Si tratta quindi di un atto di fede, senza richieste particolari, senza meriti da acquisire dopo lunghe pratiche di studio o meditazione. Il nome di Amida contiene l’idea di salvare tutta l’umanità. Ciò dona la pace allo spirito. La grazia salva, non gli sforzi personali (ma attenzione, non c’è alcun dio e soprattutto c’è una differenza essenziale con lo Zen, che non accorda alcuna fede a un principio di forza esterna).
- I bonzi stessi vivono nel mondo e affermano che bisogna vivere “secondo gli usi onesti del proprio tempo” (cit. Emilie Steinilber-Oberlin, “il Buddismo Giapponese“): i religiosi si sposano, mangiano carne, pesce… Nessuna pratica estrema o inaccessibile ai comuni mortali presi dalla vita moderna.
- Questa pratica si rivolge quindi alle persone semplici (senza alcun tono denigratorio), che conducono una vita “nel tempo e nel mondo” e che non hanno né il tempo né i mezzi per restare a lungo su un cuscino o per perdersi in sottigliezze metafisiche.
- L’amore incondizionato di Amida per gli umani e la gratitudine che fa nascere nei cuori sono elementi operanti e fondamentali di moralità, che bastano a sé stessi. Ognuno giudica per sé.

Ecco dunque alcuni elementi del terreno un cui si radica il Makkō-hō, poiché il suo primo promotore vi era immerso. Si capisce meglio la traduzione to look straight forward nell’ottica del buddismo della Terra Pura. Si capisce anche che questi esercizi sono semplici, accessibili a tutti, non richiedono sforzi particolari, non portano via troppo tempo e permettono alla gratitudine e alla gioia di esprimersi.
Una coincidenza? Leggendo in inglese il sito giapponese del Makkō-hō, mi è apparso un interessante slittamento semantico: il buddismo della Terra Pura ha dato origine a un Metodo di Salute Pura.
Unità corpo-mente
Si capisce anche che il corpo esprime, attraverso la propria postura, uno stato interiore (e lo influenza a sua volta) e che, di conseguenza, l’azione riguarderà tanto il corpo quanto la mente (in senso ampio), poiché si tratta anzitutto di un saluto per esprimere la propria gratitudine. Rafforzare dunque il corpo e lo spirito, per affrontare direttamente le cose e vivere positivamente la propria vita. Condividere la gioia della propria buona salute, dice il sito ufficiale. Ecco che si tora alla gioia del Cuore che si esprime pienamente quando gli organi funzionano in armonia.
La pratica quotidiana di questi esercizi mira così a diversi effetti:
- L’anti-invecchiamento, un problema tipicamente giapponese. È possibile grazie alla flessibilità e al buon umore. Ho visto in Giappone, effettivamente, molti giapponesi anziani correre come conigli sulle scale dei templi chiacchierando allegramente. L’invecchiamento si manifesta attraverso l’atrofia, conseguenza di un uso scorretto o troppo scarso del corpo.
- Il lavoro si concentra sul tanden, sulle anche, sull’osso sacro, sulla colonna vertebrale e sul riequilibrio simmetrico del bacino.
- La respirazione è fondamentale.
- Gli effetti riguardano lo stato delle articolazioni, la flessibilità, la postura, la circolazione sanguigna, la respirazione, il sistema nervoso.
- Qualunque sia la propria condizione, si progredisce senza traumi, fino a ritrovare la naturale flessibilità di un bambino.
- L’aspetto della gratitudine verso la vita e la gioia di praticare sono fondamentali. Si tratta di una pratica gioiosa.
Solo quattro esercizi
Lo screenshot del sito ufficiale del Makkō-hō in Giappone ci presenta l’essenziale in uno stile giapponese contemporaneo un po’ ingenuo. Anche senza saper leggere il giapponese, lo si capisce dai disegni. Ci sono quattro esercizi di 3 minuti ciascuno che aiutano le persone comuni, quando sono stressate al lavoro, scoraggiate o mancano di calore vitale. E dietro a ciò, c’è tutta un’organizzazione con vari livelli di Makkō-hō, corsi collettivi da seguire a prezzi accessibili.

- Il 1° esercizio lavora sull’apertura del bacino ed è legato a un modo ancestrale di sedersi
- Il 2° consiste nell’inchinarsi per salutare, ma da seduti
- Il 3° apre l’interno delle gambe
- Il 4°, è un “back bending” (piegamento indietro) e un “wariza“, cioè una seduta (suwahiro) bassa tra i piedi
Nel praticare tutto ciò, non bisogna dimenticare l’harakokyu, ovvero respirare (ko = espirare, kyu = inspirare) nel ventre.
To look straight forward: i movimenti si fanno esclusivamente in avanti e indietro. È un atteggiamento nei confronti della vita: andare avanti senza guardare ai lati.
Ecco tutto quello che ci appare familiare, poiché nella serie di Masunaga il 1° corrisponde esattamente a Cuore/Intestino Tenue. Il 2° a Reni/Vescica. Il 4° a Milza/Stomaco. Per quanto riguarda il 3°, lo si ritrova integralmente nella serie di stiramenti dei Meridiani Straordinari del Maestro Kawada, dove corrisponde al Vaso di Unione Yang (Yang Wei Mai) [5].
L’attribuzione di questi stiramenti ai meridiani è invece successiva e non corrisponde allo spirito originario. Non possiamo quindi chiamare i nostri stiramenti abituali con il nome di Makkō-hō.
Specificità giapponesi
Gli elementi alla base del Makkō-hō sono culturalmente molto giapponesi:
- L’inchino, non è solo quello delle diverse forme di rei nelle arti marziali, ma anche una questione di etichetta nella vita quotidiana… Inchinandosi si dimostra rispetto… con diverse sfumature.
- La seduta non è praticata solo in un tempio Zen come shikantaza (sedersi semplicemente) [6], ma come postura fondamentale del corpo nella vita e nella verticalit à Cielo/Terra.
L’interesse del Makkō-hō sta nel fatto che è stato sviluppato a partire da un’esperienza e una sensazione, e non preso in prestito da un repertorio preesistente di esercizi. Questo approccio empirico è al cuore di ciò che facciamo.
E per impregnarsi dello spirito delle origini… Non resta che guardare e praticare. Ecco un video di Makkō-hō come viene praticato in Giappone. Una bella lezione di atmosfera per noi che pratichiamo rigidi e seri nei nostri bei vestiti e nei nostri templi silenziosi… Questo si svolge durante i festival, collettivo, semplice, gioioso e per tutte le età. Il Giappone della gente, è esattamente questo.
Oppure ancora questo praticante, che propone delle sequenze per preparare i movimenti e… Guardate bene la fine, per vedere come rafforza l’hara!
Chiarito tutto ciò, andiamo a vedere cosa si può dire sugli esercizi del signor Masunaga.
[Continua]
Note
- [1] N.d.R.: Questo esercizio è stato adottato come esercizio preparatorio dal fondatore dell’Aikido, Morihei Ueshiba, che incontrò Wataru Nagai nel 1959, in sintonia con il suo insegnamento e le sue competenze pratiche. Il “Makkō-hō” è conosciuto come esercizio preparatorio alla pratica dell’Aikido.
- [2] Haruka Nagai, Makkō-hō – Five minutes’ Physical Fitness, U.S.A., Japan Publications, 1° gennaio 1972
- [3] Lo yūzū nembutsu shū (融通念仏宗) è una scuola amidista giapponese. Per approfondire, si veda l’articolo su Wikipedia.
- [4] La setta Buddista della Terra Pura (淨土 jōdo, in giapponese) indica l’universo occidentale della Beatitudine. È una sezione molto importante del buddismo mahāyāna.
- [5] N.d.R.: Si può notare un’altra influenza riscontrata in questi esercizi, quella dello Hatha Yoga con le posture Supta Virasana, Dandasana, Baddhakonasana, e Paschimottanasana.
- [6] A proposito di Sinkantaza, leggere l’articolo del monaco buddista e maestro di Shiatsu Ryotan Tokuda.
Autore
- Il vero Makkō-hō giapponese - 14 April 2025








